martedì 5 giugno 2012

Fare Arte

 In tutti gli anni in cui ho studiato arte (i miseri anni liceali, in cui si tasta solo la punta dell'Iceberg, me ne rendo conto) c'è sempre stata una cosa che tutti gli artisti avevano in comune: la comunicazione.

Fare arte vuol dire comunicare.

Almeno, questo è quello che credo sia la questione che sta alla base di tutto il creato artistico che vediamo quotidianamente.

Prendete la pittura, per esempio: una grande forma di visione e rappresentazione di un qualcosa che ha senso e che si vuole mostrare al pubblico.

O la scrittura, ovviamente



Ragazzi, parliamoci chiaro: quando ho scritto "Aprile è il mese più crudele" non mi riferivo al rigenero della natura in contrapposto alla sterilità umana, altresì intendevo dire che in quel fottuto mese piove che Dio la manda!


La cosa che più mi rende curioso è: che cosa c'è sotto? Voglio dire, come può una persona creare dei veri e propri capolavori di arte visiva? Che cosa sarà passato nella mente di quella persona?

Visto che siamo in un blog in cui si parla di cinema, chiedo: che cosa prova un regista quando il suo cervello e il suo animo stanno pensando alla storia?

Mi hanno colpito molto le parole di Mario Monicelli, qualche mese prima della sua triste morte: "La speranza è una trappola. È una brutta parola, non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni" .

Fermo restando che una frase va sempre analizzata nel contesto (qui l'intervista integrale), mi sembrano veramente pesanti; la morte suicida, il fatto di voler vivere da solo, essere rimasto orfano di padre sono momenti drammatici per la vita di un uomo; eppure egli è riuscito a diventare uno dei più grandi registi della storia italiana.

Probabilmente Nietzsche aveva ragione nel dire: "Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante"

Per cui, quando magari qualcosa va storto, quando le avversità quotidiane colpiscono con una mannaia la vita, io penso a uno dei tantissimi esempi di uomini favolosi, che sono riusciti, nonostante il loro male, a fare dell'arte.

D'altro canto, chi vive, prova emozioni; chi è apatico, non vive. Ed qui che arriva la soluzione al mio dubbio.

E' necessario avere quella forza che riesca ad essere al di sopra delle emozioni, per poterle plasmare e condividerle sottoforma di "atto" con tutti.

Io purtroppo non ho delle grandi doti e, soprattutto, mezzi per creare dei capolavori; spero che questo blog possa in qualche modo essere un trampolino di lancio per qualcosa; mal che vada potrò consolarmi davanti a un bel film con una birra fresca, visto che sta arrivando il caldo!

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