venerdì 26 luglio 2013

La talpa


Titolo originale: Tinker Tailor Soldier Spy
Paese: Regno Unito, Francia
Anno: 2011
Regia: Tomas Alfredson
Cast: Gary Oldman, Benedict Cumberbatch, Colin Firth, Tom Hardy, John Hurt, Toby Jones, Mark Strong
Genere: spionaggio, thriller


Ed eccomi di nuovo qui con un’altra recensione per voi.

Questa volta mi accingo a recensire uno di quei film che personalmente considero uno dei migliori dell’anno 2011, sto parlando de “la talpa”.

La regia è di Tomas Alfreson. Un regista eclettico che con il suo film precedente (Lasciami entrare) è riuscito a convincermi del fatto che si possono fare film con i vampiri senza per forza proporre la solita immagine “effemminata”, senza metterci una ragazzina in calore o un 16enne palestrato con lo sguardo da ebete che si toglie la maglietta ad ogni inquadratura.

"Fuori sta diluviando... è il momento giusto per togliere la maglietta!"

Guardiamo subito la trama.

Siamo a Londra, nel 1973. Controllo, capo del servizio segreto inglese denominato “Circus”, è costretto a dimettersi a seguito di una missione segreta in Ungheria che ha portato alla morte dell’agente speciale Prideaux; oltre alla perdita della copertura dell’agente stesso.

Assieme a Controllo, lascia l’organizzazione anche il fedele George Smiley. Quest’ultimo, viene poi convocato dal governo e riassunto in segreto. Il suo compito sarà scoprire l’identità di una talpa filosovietica, che agisce da anni all’interno del ristretto numero degli agenti del Circus e su cui Controllo stava già indagando da molto tempo.

Controllo ha affidato dei soprannomi ai quattro possibili sospettati su cui George deve indagare: lo stagnaio, il sarto, il soldato e il povero. Al nostro protagonista viene affidato l’arduo compito di destreggiarsi tra vecchie storie di amicizie e rivalità per il bene dell’organizzazione.

Il ritmo è tranquillo e pacato e, nonostante questo, riesce a creare momenti di vera tensione.

Si viene a ricreare un’ atmosfera che alimenta il clima di sospetto che pervade la storia, senza per forza dover ripiegare su mirabolanti effetti speciali.

Il film va seguito con molta attenzione per non perdersi i passaggi, infatti durante la visione siamo portati a seguire le indagini di George man mano che si avvicina alla verità.

Insomma, un film di spionaggio in vecchio stile. Intendiamoci, non parlo di James Bond, il protagonista infatti non ha lo stesso fascino e “charme” di un Sean Connery, ma forse si avvicina di più al tipo di persona che può svolgere questo lavoro.

È anche per questo che il film mi è piaciuto, perché punta al realismo nella descrizione dei personaggi e delle situazioni, senza esagerare; ed è questa la scelta vincente per un film del genere. Oltre a seguire la storia infatti, ci vengono proposti anche degli squarci di vita di questi agenti segreti, un esistenza dominata dall’anonimato, piena di sacrifici e di scelte pesanti da compiere.

Di certo, non è una vita piena di belle donne o di cocktails in riva al mare.

La fotografia è molto curata e l’attenzione viene soffermata particolarmente sugli ambienti, fino a descriverli nei minimi particolari. Infatti, lo spettatore viene immerso nella tipica atmosfera della Londra degli anni settanta.

Altro ruolo fondamentale lo svolgono i personaggi, il film coinvolge lo spettatore in quella che è l’attività del “Circus” e degli agenti che ci lavorano, vediamo fin da subito qual è la gerarchia all’interno dell’organizzazione e quanto sia umanamente stressante il lavoro dell’ agente segreto.

Il personaggio principale è, ovviamente, George Smiley: un veterano agente dell’organizzazione e braccio destro di Controllo. Persona sempre ligia al dovere, è un personaggio dotato di un intelligenza fuori dal comune, oltre ad un ottima capacità di concentrazione anche nelle situazioni di maggior tensione. Per tutta la durata del film, George persegue il suo obiettivo fino alla fine senza arrendersi davanti alle difficoltà.

A queste qualità, che lo rendono uno dei migliori agenti dell’organizzazione, si contrappone una vita privata alquanto complicata (soprattutto nel rapporto con la moglie) e una difficoltà nel gestire i rapporti con le altre persone.

A collaborare alle indagini vi è un altro agente più giovane e inesperto rispetto al protagonista, Peter Guillam; persona onesta e volenterosa che viene presa sotto “l’ala protettrice” di George.

Un pò il tipo di relazione che c'è tra il Dr. Cox e J.D.

Un altro personaggio fondamentale è Ricki Tarr,un agente mandato in missione in Istanbul che scopre da un disertore sovietico l’esistenza di una “talpa” all’interno dell’organizzazione.

Tutti questi personaggi acquistano spessore grazie all’interpretazione degli attori, tutti bravissimi, in particolare Gary Oldman nella parte dell’agente Smiley che offre un’interpretazione immensa e misurata. Un peccato che a un attore del genere venga quasi sempre affidata solo la parte del cattivo.

In conclusione, posso dire di trovarmi finalmente di fronte ad un film di spionaggio che riesce a intrattenere con intelligenza, senza per forza stordirci con le solite esplosioni e altri trucchi pirotecnici.


Voto: 8

N.B.: Il film è basato sull'omonimo romanzo del 1974 di John le Carré

martedì 23 luglio 2013

Consigli MEH per il cinema: Pacific Rim



Titolo originale: Pacific Rim
Paese: USA
Anno: 2013
Regia: Guillermo Del Toro
Cast: Charlie Hunnam, Idris Elba, Rinko Kikuchi, Charlie Day
Genere: Fantascienza, Azione Avventura

Aaaah, il cinema, dopo tanto tempo sono ritornato in sala.

Ero indeciso se vedere questo film o World War Z (che cercherò di guardare&recensire, state tranquilli): poi gli amici cazzari hanno votato P.R. ed eccomi qui.

Allora, vediamo la trama:

Alieni giganti arrivano sulla Terra tramite una porta dimensionale o qualcosa del genere situata nell'oceano Pacifico: gli uomini dopo aver perso milioni di vite decidono di rinnovarsi militarmente costruendo Robot comandati da due uomini in modo da poter finalmente contrastare il pericolo e sconfiggere questi mostri maledetti.
Purtroppo, le cose non sono così facili in quanto queste bestie si evolvono e cercano di adattarsi al nemico...


Allora ragazzi, voi ormai avete imparato a conoscermi: di un film guardo tutto, partendo dalla trama al casting fino ai costumi.
Per questo ho pensato: "caro Luro, se vai a vedere un film di robottoni che picchiano i mostri giganti, vuoi vedere i robottoni che picchiano i mostri giganti. Fregatene per una volta del resto e stacca il cervello".

Beh, porca miseria, sono tipo tre giorni che sto pensando se questo film mi sia effettivamente piaciuto o meno: partiamo dal fatto che la pellicola sia in realtà un omaggio ai mostri  Kaijū del cinema Giapponese e qui realizzo già che queste tematiche erano in voga tempo fa, quando magari non ero nato o ero troppo piccolo per ricordare (l'unico che ricordo bene è Godzilla, del 1998 diretto da Roland Emmerich, che a ben vedere non è neanche giapponese di produzione!!!).

Quindi le mie impressioni potrebbero essere leggermente diverse da coloro che hanno qualche anno in più di me o che sono dei fan del genere fantascientifico nipponico; ma su una cosa sono convinto che siamo tutti d'accordo, ovvero che gli effetti speciali siano da urlo, le scene di combattimento rendano tantissimo e la grafica sia eccezionale. Graficamente parlando, questo film è una figata colossale, d'altro canto stiamo sempre parlando di Del Toro, non un ultimo arrivato.

Tra l'altro, aggiungo, finalmente abbiamo un film di fantascienza dove non venga data una spiegazione scientifica dettagliata su come 'sti cazzo di alieni siano arrivati a noi & da dove vengano (salvo per qualche secondo), eliminando tutte quelle frasi da "diamo una motivazione scientifica su tutto perchè la fisica è facile, bro" ove, nella maggior parte dei casi, vengono fuori solo delle palesi ed enormi stronzate megagalattiche riciclate come spiegazioni scientifiche per dare al tutto una visione più "realistica".

Sono qui per distruggere il tuo genere perchè vaffanculo, ecco perchè!

Quindi si capisce che questo film abbia in sé una grande vagonata di "ignoranza pura" che ti devi solo gustare

Eppure...

Boh, ho un leggero retrogusto amaro: penso che abbiate capito che sto parlando della trama

Dai Luro, me lo avevi promesso!

Oh gente non ci posso fare nulla: lo giuro, sono andato lì per staccare il cervello e concentrarmi sulle scene in cui bestioni se le suonano senza fronzoli ma poi becco:
  • Attori che interpretano personaggi stereotipati al massimo
  • Situazioni prevedibili come un anziano nell'ufficio reclami nelle poste
  • Frasi fatte e lacune di plot
  • Trama scontata che dopo 10 minuti hai già capito TUTTA LA CAZZO DI STORIA
  • La gnocca del film che non è poi così gnocca

So benissimo che in un film del genere ci si debba concentrare sulle scene da botte, violenza e devastazione e non pensare alla trama, ma citando il grande Tony Stark/Robert Downey Jr: "E' troppo chiedere entrambe le cose?"

Dai seriamente, io posso capire che il 90% del budget sia stato incentrato per effetti speciali e che non si abbia speso troppo tempo per il resto: però che vi devo dire, finito il film e dopo aver visto la classica scena dopo i titoli di coda (esilarante comunque) avevo quel sorrisetto del tipico atleta che arriva secondo al podio, quello che dice "si va beh, ok però cheppalle!"

Ah...dunque...è così?

Quindi, cari signori, andate a vederlo perchè molti ingredienti sono impressionanti; una volta usciti dalla sala, andate via! Fate qualsiasi altra cosa, sfogatevi, andate in un locale e scherzate con gli amici o limonate duro con la/il vostra/o lei/lui anzichè fare come me, ovvero crogiolarsi l'animo perchè si ha un blog di cinema.

Dio mi maledica.

Voto: se 10 è per gli effetti speciali e 2 "per tutto il resto", se 10 è il mio amore verso Del Toro e 1 è provare rammarico verso pellicole meravigliose ma al tempo stesso senza nulla di più che non si possa comprare con i soldi, sarebbe 5.75. Arrotondiamo a 6 e via! D'altro canto, a voi potrebbe ingrifare molto di più!

venerdì 19 luglio 2013

Scott Pilgrim vs. the World


Titolo originale: Scott Pilgrim vs. the World
Paese: USA, Canada
Anno: 2010
Regia: Edgar Wright
Cast: Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Kieran Culkin, Jason Schwartzman, Anna Kendrick
Genere: azione, fantastico, commedia fumettosa


Siete delle persone cresciute con i videogiochi e i fumetti (e tuttora non riuscite a farne a meno)? Allora, probabilmente, questo film vi piacerà.

Se invece queste cose non vi hanno mai toccato e non avete la minima idea di quale sia il significato del termine “nerd”, allora, molto probabilmente, questo film sarà per voi una commedia come tante altre.

Di sicuro, se fate parte della seconda categoria, guardando questo film non riuscirete a percepire le miriadi di citazioni e riferimenti presenti e quindi sarà difficile per voi godere pienamente della pellicola.

Allora, veniamo alla trama.

Scott Pilgrim è un ragazzo di 22 anni che vive a Toronto, sempre intento a suonare il basso nella sua rock band e con un involontaria fama di rubacuori. Il nostro protagonista inizia ad uscire con la liceale Knives Chau, le sue reali intenzioni sono quelle di trovare un ripiego dopo essere stato scaricato malamente da Envy, leader di un'altra famosa rock band locale. Infatti, da quel momento, Scott non si è mai veramente ripreso. Per questa sua scelta, il ragazzo è soggetto alle critiche di alcuni suoi amici e della sorella.

Nel frattempo, Scott incontra una misteriosa ragazza americana, Ramona, apparsa precedentemente nei suoi sogni. Scatta così il colpo di fulmine e ogni interesse per Knives svanisce all'istante. Improvvisamente, durante un concerto della sua band, Scott viene attaccato da Matthew Patel, che si presenta come il primo dei "Sette Malvagi Ex" di Ramona. Da questo momento, il ragazzo scopre che per poter uscire con la sua amata deve sconfiggere tutti e sette i suoi ex ragazzi.

Il film è basato sul fumetto "Scott Pilgrim", creato da Bryan Lee O'Malley. Lo stile di quest'opera è un misto tra il manga e il fumetto occidentale e anche il film risente pesantemente di queste influenze. In Italia, ovviamente, il fumetto è stato distribuito solo dopo l'uscita del film nelle sale.

Già dalla prima sequenza risulta ben chiaro qual è l’impatto visivo.

Il film si gioca tutto sui rimandi all’estetica dei fumetti e dei videogames anni ’90, in quello che sembra un vero e proprio omaggio a quel mondo che, ammetto, fa parte anche un po’ della mia “cultura”. D’altronde, chi di voi non sa cosa sia Pac man? Chi di voi non ha mai giocato a un picchia duro stile “Tekken”?

Questa scelta stilistica, serve da espediente per farci entrare meglio nell’universo del protagonista e dei suoi amici.

In questo, si dimostra assolutamente geniale a mio avviso. Infatti riesce a riportare sullo schermo le tavole dei fumetti con tanto di onomatopee, aggiungendo anche i tipici effetti sonori dei videogiochi e altre citazioni che sicuramente molti di voi "nerdosi" lettori riconosceranno.

Bisogna ammettere che, prima di questo film, ci aveva già pensato qualcun altro...

Il film però, non esalta la figura del nerd o gel “ggiovane alternativo che ascolta musica alternativa” a scapito del classico eroe all’americana, ma ironizza su entrambi. Infatti,  prima ci fa immergere in quell’universo e poi ci mostra tutte le sue contraddizioni (tutte le band alternative devono per forza essere di  3 elementi con alla batteria una ragazza, senza così essere alternativi ma omologati alla massa…).

In questo aspetto, il film si pone sulla linea dei precedenti film di Edgar Wright, “l’alba dei morti dementi” e “Hot fuzz”, che riescono a parodiare ma allo stesso tempo omaggiare un particolare soggetto caro al regista.

Inoltre, all’inizio del film Scott Pilgrim non viene certo presentato come un modello a cui ispirarsi, trattandosi infatti di una persona egoista che non riesce ad uscire dall’adolescenza.

Nonostante questo, non si vuole tramutare il film in una condanna verso il protagonista. Infatti, il film propone una maturazione da parte di Scott attraverso 7 “prove iniziatiche” che lo porteranno a pensare per la prima volta non più solo a se stesso ma anche agli altri e alle conseguenze che le sue azioni possono causare nelle altre persone.

Un film ironico in costante equilibrio tra realtà, fumetto e videogioco. Infatti, grazie al montaggio, il film passa da momenti in cui il ritmo si fa più pacato ad altri in cui diventa molto accelerato, in questo modo riesce a unire i generi alla perfezione, passando dalla commedia all’azione.

A mio avviso, l’ultima mezz’ora risulta più debole rispetto alla continua girandola di eventi della prima parte.

È sicuramente un linguaggio cinematografico innovativo, che non si vede molto spesso, basta pensare solamente al fatto che le parole e i pensieri dei personaggi si trasformano in immagini e prendono vita sullo schermo.

Non sarà un capolavoro, ma comunque contribuisce a creare un linguaggio nuovo.


Voto: 7 ½

mercoledì 17 luglio 2013

La leggenda di Bagger Vance



Titolo originale: The legend of Bagger Vance
Paese: USA
Anno: 2000
Regia: Robert Redford
Cast: Matt Damon, Will Smith, Charlize Theron
Genere: drammatico, sportivo


Vi propongo un gioco; è molto difficile, per cui non vi preoccupate. Fate quello che vi chiedo e fidatevi di me.

Chiudete gli occhi e immaginate: sì, non dico che sia un'impresa facile visto che dovete andare avanti a leggere.

E' solo una questione di testa, veramente: dunque, "chiudete mentalmente gli occhi" e immaginatevi in un particolare momento della vostra vita: immaginate di essere imbattibili, di essere sulla cresta dell'onda o, in altri termini, di essere veramente dei campioni in un "qualcosa", che sia uno sport, una disciplina scolastica, un rapporto con qualcuno e così via.

Ci siete?

Ora immaginate che sia passato tanto tempo e in questo caso siete soli, vi sentite incompresi e tutto quello che sapevate fare, ora non esiste più e non vi rimane altro che il fallimento perchè  "qualcosa in voi è cambiato".

"Ma come è possibile ridursi così?" penserete. "Io prima ero in gamba, ce la facevo...e ora? Che ne è stato di me?"

Aprite pure gli occhi, amici miei.

Anche voi avete passato questo brutto momento oppure. come me, ci siete dentro fino al collo?

Ebbene, ecco una pellicola che fa a caso vostro: La Leggenda di Bagger Vance.

La nostra storia si basa sulla vita di Rannulph Junuh, un campione di golf di una cittadina americana nei primi due lustri del 1900: egli è veramente fenomenale, ha una vita fatta di successi e i suoi due amori sono per questo sport e per Adele, ricca signorina figlia di imprenditori.

Nel periodo della Grande Guerra, Junuh venne spedito al fronte insieme ad altri concittadini ed è uno dei pochissimi a fare ritorno; egli subisce un trauma così forte da cadere in depressione e nell'alcolismo, diventando "invisibile" agli occhi di chi, un tempo, lo avrebbe portato in trionfo senza esitare.

(Notiam bene che tutto viene narrato da una voce esterna di Hardy Greaves, l'anziano personaggio delle prime scene.)

Nel 1929 però ecco che la cittadina viene colpita dalla famosa Grande Depressione e vediamo Hardy ragazzino insieme alla sua famiglia in condizioni economiche molto precarie.

La ormai ex fidanzata di Junuh Adele eredita da suo padre un enorme campo da Golf costruito prima della crisi economica; quindi lei decide di sfruttarlo per dare una mano a portare in città un po' di soldi, per cui organizza un evento sportivo di tutto rispetto, chiamando i due giocatori di golf più forti degli Stati Uniti: Walter Hagen  e Bobby Jones
Ed è qui che molti cittadini si impuntano nel voler aggiungere anche un giocatore locale e l'unico che può farlo non è altro che l' ormai dimenticato Junuh.

Inizia così una rinascita, lenta e dolorosa del giocatore, fatta di lacrime e paure, grazie a un misterioso e impeccabile caddie di nome Bagger Vance, apparso dal nulla in città e pronto ad aiutare Junuh, insieme ad Hardy.

La trama può sembrare noiosa e lenta: certo, un film che gira intorno al golf non può avere ritmi mozzafiato e adrenalina pura (a me quel gioco fa dormire per esempio...) data la natura stessa dello sport.

Ma è forse questo che rende questo film straordinario e profondo: il tempo. La calma, la cura dei dettagli e i toni tranquilli sono talmente mescolati bene che il film scorre liscio senza mai annoiare.

E poi, detto francamente, della trama IN SE' non vi deve importare molto, fidatevi: concentratevi sui dialoghi e troverete alcune perle di motivazione che raramente riuscirete a trovare in altre pellicole.

D'altro canto, a ben vedere, i toni non sono del tutti lenti: infatti, anche se i personaggi non fanno fisicamente niente, sono i le frasi a far da padrone. I messaggi che Bagger Vance da a Junuh per esempio, sono qualcosa di fenomenale, una meraviglia per l'udito e l'umore dello spettatore.

I temi sono tantissimi e rispecchiano molto l'animo umano: la paura e l'umiltà prime fra tutti, ma anche astuzia, saggezza e il (per contrasto) coraggio: il tutto su un prato verde in modo tale da prendere il campo e il gioco come allegoria della vita.

Da sinistra: Hardy, Bagger Vance e Junuh

Ottima la fotografia e il paesaggio, bel lavoro anche per i costumi e scenografia.

La musica è molto malinconica in certi punti, come se volesse trasportarci nella testa del giocatore, mentre le altre che si sentono come Background sono le stesse di quegli anni, rendendo tutto ancora più originale e di facile immedesimazione.

Per quanto concerne gli attori, beh, non stiamo parlando di sconosciuti: Daemon e Theron interpretano i loro personaggi con maestria mentre è interessante e allo stesso tempo curioso il ruolo di Bagger Vance  da parte di Will Smith: una bellissima prova, in cui il suo personaggio esce dagli schemi dei film di azioni (Bad Boys, Indipendence Day e via di seguito) e per fare qualcosa di livello.

Per cui quando siete tristi, quando tutti vi va male e vi ritenete sconfitti, ricordatevi sempre che "Dentro ciascuno di noi c'è un solo vero autentico swing, una cosa con cui siamo nati, una cosa che è nostra e nostra soltanto, una cosa che non ti può essere insegnata e non si impara, una cosa che va ricordata sempre e col tempo il mondo può rubarci quel nostro swing che può finire sepolto dentro di noi sotto a tutti i nostri avrei voluto e potuto e dovuto... c'è perfino chi si dimentica com'era il suo swing. Sì, c'è perfino chi se lo dimentica com'era. Tu continua a fare lo swing."

Voto: 9

venerdì 12 luglio 2013

Il labirinto del fauno


Titolo originale: El laberinto del fauno
Paese: Messico, Spagna, USA
Anno: 2006
Regia: Guillermo del Toro
Cast: Ivana Baquero, Sergi Lopez, Maribel Verdu, Doug Jones
Genere: horror, fantasy, drammatico, storico


Salve a tutti cari cybernauti!

Vi è mai capitato di recarvi in una foresta oscura e di incontrare un fauno alto due metri con un atteggiamento ambiguo e a cui piace gesticolare?

No? Bene, allora vuol dire che non siete ancora impazziti, perché questo è quello che probabilmente succederà a me durante questo lungo e faticoso periodo di tirocinio.

"Ce la posso fare!!"

Scherzi a parte, vi voglio parlare di un film che ha come punto centrale il potere dell’immaginazione,  l’innocenza e la capacità di stupirsi tipica di un bambino (in questo caso, di una ragazzina).

Il film è ambientato in Spagna nel 1944, Francisco Franco ha appena vinto la guerra civile e instaurato un governo dittatoriale. Rimangono solo pochi ribelli da sconfiggere che nel frattempo si sono nascosti nei boschi.

Una ragazzina, chiamata Ofelia, parte in viaggio con la madre verso le zone rurali della Spagna del Nord per raggiungere il patrigno, lo spietato capitano dell’esercito Vidal.

Una volta arrivati a destinazione, Ofelia si avventura di notte nei boschi e trova un labirinto. Come tutte le bambine che si vedono nei film, invece di correre a casa dalla mamma tutta spaventata, decide di fare la cosa più improbabile: perdersi all’interno del suddetto labirinto.

Ad un certo punto, Ofelia incontra (o forse crede di incontrare) un fauno. Questa misteriosa creatura svela alla ragazzina la sua vera identità: le dice che lei è Moana, la figlia del Re del mondo sotterraneo e che per tornare nel suo regno d’origine dovrà superare alcune prove.

Non illudetevi, non è questa la Moana di cui sto parlando...

Il film è molto crudele nel descrivere le atrocità compiute dal regime fascista in Spagna, infatti la scena dell’uccisione del contadino rimane una delle  più cruente che abbia mai visto. Per questa caratteristica, il film esce dai canoni del tipico film fantasy per bambini e acquista dei toni molto cupi.

Ottimo il montaggio che rende il film scorrevole al punto giusto, creando un ritmo coinvolgente, in una continua alternanza tra il mondo fantastico e la realtà storica.

Scenografia e ambientazioni davvero molto particolari e dettagliate, ricreate con grande maestria.

Questa è stata una delle poche volte in cui ho potuto vedere una creatura mitologica non ricreata al computer e che, forse proprio per questo, acquista enorme fascino e realismo. Per non parlare di tutti gli altri “mostri” che la nostra protagonista incontra durante la storia, tutti rigorosamente ricreati “a mano”.

Gli effetti speciali al computer sono usati con il giusto dosaggio, senza per forza dominare per l’intero film (giusto per la realizzazione delle fate…), fatto da ammirare dato che in un film del genere la tentazione di calcare la mano può essere molto forte.

Insomma, le parti visive sono tutte azzeccate (d'altronde stiamo parlando di Guillermo del Toro, mica pizza e fichi) e il mondo fantasy è a tratti terrificante, anche se a fare più paura è il mondo reale e il capitano Vidal risulta molto più spaventoso del fauno.

Molti sono i riferimenti mitologici e anche biblici. Ad esempio, la seconda prova di Ofelia consiste nell’accedere ad un mondo sotterraneo custodito da un demone; il fauno raccomanda alla ragazzina di non mangiare nulla di quello che vi troverà. In questo, ricorda “Adamo ed Eva”.

A livello di contenuti, del Toro ci parla della dittatura e dei soprusi da essa portati, della ricerca di un altro mondo dove non esiste la violenza in cui trovare la pace, senza rinunciare alla propria umanità. Come aveva già fatto in "La spina del diavolo", il regista utilizza sapientemente i generi cinematografici per parlare del mondo che ci circonda.

Si tratta di un film che non rientra in un unico genere cinematografico, si trova infatti a metà strada tra horror, fantasy, splatter e storico. Infatti, anche se descrive un mondo fantastico generato dai sogni di una bambina di certo non è un film per bambini.

Del Toro mescola realismo storico al fantasy con estrema efficacia, facendo svolgere il film su due binari separati. La dittatura del franchismo da una parte e il mondo del fauno dall’altra, la crudeltà del mondo reale contrapposta al mondo magico, due mondi che si uniscono solo nello stupendo finale.

Il personaggio di Ofelia rappresenta in questo caso l’innocenza che deve affrontare il male puro – il franchismo, il film ci fa immergere in una realtà storica che fa ancora più paura del labirinto oscuro.

Questo rende il film una sorta di fiaba con molti elementi oscuri, che poi in origine è come erano veramente le vecchie fiabe nordiche prima che venissero riadattate nel corso degli anni.


Voto: 9

mercoledì 10 luglio 2013

Master & Commander: Sfida ai confini del mare (a grande richiesta)



Titolo originale: Master & Commander: the far side of the world
Paese: USA
Anno: 2003
Regia: Peter Weir
Cast: Russer Crowe, Paul Bettany, James D'Arcy
Genere:  Avventura, Storico


E' sempre una sfi(g)da per me recensire film a richiesta: trovare quella spontaneità nello scrivere cose sotto richiesta è una bella impresa.

Impresa: ecco che becco subito una parola che rispecchia questo film!

Una nave impegnata in una missione ai confini del mare con un capitano coriaceo e una ciurma fedele a Sua Maestà Re Giorgio e un' oscura imbarcazione francese apparentemente imbattibile, sono gli ingredienti di questa avvincente pellicola del 2004.

Siamo nel 1800: Napoleone sta piano piano prendendo controllo di tutta l'Europa e l' Inghilterra è rimasta unico baluardo di resistenza: Jack Aubrey (Crowe) è il capitano della nave da guerra Surpise e ha come compito fermare la nave francese Acheron, terrore dell'oceano e militarmente perfetta.

Il film si incentra totalmente sulla Surprise: lo spettatore viene infatti proiettato nel ponte della nave e fin da subito impara a conoscere non solo i personaggi su essa, ma anche gli usi e i modi di fare in un "mondo" incredibile, fatto di disciplina, ordine, regole, ma anche di cameratismo e unità.

Il primo personaggio che si incontra è, ovviamente, Aubrey: egli è un fedele soldato, pronto a obbedire a ordini e sa che quello che sta facendo è giusto; ha grandi valori ma al tempo stesso è fermo e deciso.

Di tutt'altra pasta è invece il medico di bordo, nonché suo migliore amico, Maturin (Bettany), di animo gentile e molto più sensibile e di indole curiosa.
E' bello vedere come entrambi i personaggi riescano a compensarsi a vicenda, come se fossero metà di una persona sola.

Esatto, quella cosa gay di Aldo Giovanni e Giacomo

Dopo i personaggi, l'obiettivo si sposta maggiormente verso la ciurma e la vita di essa: infatti, la cosa interessante di questo film è stato riprodurre nel modo più preciso possibile tutto ciò che il quotidiano potrebbe offrire a una fregata in mare.

Esattamente, non dovete aspettarvi un film d'azione con tante battaglie e alta tensione: il 90% dello spazio viene dato alle così dette storie di bordo, quali bonaccia, tempesta e umore dei marinai.
Infatti è interessante vedere come si possa osservare direttamente le difficoltà disoldati superstiziosi e consci di dover affrontare una delle navi più cattive e forti mai viste nel mondo.

Il dramma psicologico è un tasto costantemente premuto dal regista e il ritmo è spesso lento... suvvia, non fate quella faccia! Capisco benissimo che questo non sia un genere particolarmente amato: ma un genere che punta sempre sul realismo non è proprio da disprezzare; infatti la recitazione raggiunge livelli di tutto rispetto e riesce a coinvolgere lo spettatore: guarderete con rispetto il vostro capitano, rimarrete affascinati dalle tantissime conoscenze del buon dottore e, perchè no, vi farete anche qualche risata insieme alla ciurma!

E' inoltre bello vedere Aubrey, con la sua personalità, affrontare tanti problemi contemporaneamente, portando l'osservatore tante tematiche: una di queste la caducità umana e il rispetto della natura.

I dettagli sono eccellenti, i costumi e gli effetti speciali sono saggiamente amalgamati fra di loro. E la battaglia finale è spettacolare (seppur con qualche scena venuta a mio modo di vedere, frettolosa e confusa: ma è una tecnica appositamente scelta per entrare nella turbolenza dello scontro in prima persona).

Sì, è una pellicola seria e mi rendo conto che, nel nostro collettivo, sono maggiormente apprezzate quelle con lo stesso plot ma con una vena comica o con più azione (Pirati dei Caraibi per esempio, che è uscito nello stesso anno)

Per l'appunto

Che altro dire... idee e spunti in questo film ce ne sono tanti, troppi: e forse è il fatto di avere troppe cose con ritmi talvolta lenti che fa perdere qualche punto e capisco bene che questo film non possa piacere a tutti nonostante sua veramente fatto con maestria.

Ma sarà che per una volta Russel Crowe non mi ha fatto schifo, sarà che il 1800 è un periodo storico interessante o per via dello spirito marinaio di Sua Maestà, il fascino di questo film è impressionante. Guardatelo una volta.

Dio Salvi La Regina!

Voto: 8½

NB: in un'intera parte del film c'è un richiamo all'opera letteraria di Samuel Coleridge: La Ballata del vecchio Mariaio

giovedì 4 luglio 2013

Dracula 3D


Titolo originale: Dracula 3D
Paese: Italia, Francia, Spagna
Anno: 2012
Regia: Dario Argento
Cast: Thomas Kretschmann, Marta Gastini, Asia Argento, Rutger Hauer
Genere: horror (?), splatter (?)


Se questo film fosse stato diretto da un regista esordiente avrei esclamato: “Bé dai, ha toppato alla grande ma comunque si vede che c’è del potenziale…”. Dato che però a dirigere questo film è nientepopodimenoche Dario Argento non posso fare a meno di esclamare: “Non è possibile! Ma come ha fatto a ridursi così?”.

Che sia chiaro, non ho visto tutti i film di Dario Argento quindi non posso fare una retrospettiva di tutta la sua carriera, ma quando vedi film come “Profondo rosso”, “Suspiria” per poi passare a “Il cartaio” e infine a questo “Dracula 3D” un po’ di domande te le fai.

Com’è possibile che un regista che è stato considerato uno dei massimi esponenti del genere horror possa partorire questo obrobrio? Ma soprattutto, perché continua a far recitare quella cagna di sua figlia Asia??

Ecco la risposta: il vero Dario Argento è morto per mano di sua figlia! Non c'è altra spiegazione!

Ancora non capisco come mai Argento abbia voluto portare sullo schermo un' ennesima versione del Dracula di Bram Stoker.

La storia la sanno anche i muri, verso la fine dell'Ottocento Jonathan Harker si reca nel castello del conte Dracula per occuparsi della catalogazione della sua biblioteca. Durante la sua permanenza nel castello, il giovane Harker assiste ad episodi inquietanti e scopre che il conte Dracula in realtà è un vampiro.

"Sono il conte Draaaacula!! Miiiinchia!!!"

Intanto Mina, la fidanzata di Jonathan, si mette in viaggio per raggiungere il suo amato e sosta a casa dell'amica Lucy in un paese vicino al castello. Qui scopre che a sconvolgere la vita dei tranquilli paesani è stata l'uccisione di una ragazza, attaccata da un lupo. A seguito di vari avvenimenti e dopo aver incontrato il conte Dracula, Mina decide di rivolgersi all'unica persona che può risolvere la situazione: Abraham Van Helsing, esperto di vampiri.

Cominciamo subito a parlare della computer grafica: fa cagare. Ora, non voglio atteggiarmi ad esperto di queste cose perché non lo sono, ma quando vedi i titoli di testa ti sembra di vedere l’introduzione di un videogioco anni ’90!

Vogliamo parlare del gufo? Il lupo? Tutto sembra fin troppo finto e gli effetti sono davvero devastanti. La goccia che fa traboccare il vaso è quando il conte Dracula si trasforma in un enorme mantide religiosa!

Perché mi fai questo??

Persino le ambientazioni sono veramente ridicole, gli interni del castello del conte Dracula sembrano presi da una baita, il treno su cui arrivano Harker e Mina è un cartonato… Devo continuare?

Gli attori sembrano letteralmente staccati dal loro contesto e inseriti nella scenografia come delle figurine, questo forse è il motivo per cui hanno un’aria spaesata per tutta la durata del film. I dialoghi di certo non li aiutano, sono a dir poco imbarazzanti.

"Perché sto facendo questo film? Che cazzo! Io ho fatto Blade Runner!"

La recitazione è eccessivamente sopra le righe e rende i personaggi privi di spessore, gli unici che se la cavano sono Thomas Kretschmann (Dracula) e Rutger Hauer (Van Helsing). Il punto più basso lo raggiunge Asia Argento, a malapena riesce a parlare, farfuglia, in una parola: pessima.

Per non parlare dell’illuminazione, siamo tutti d’accordo che è un elemento fondamentale in un film, ma non è possibile che in ogni primo piano sembra che gli attori abbiano dei riflettori da stadio puntati dritti in faccia!

Cosa c'è davanti a loro? Un camino o un incendio?

Anche il montaggio lascia a desiderare, certi cambi di scena sembrano completamente campati per aria, forse qualcuno ha tagliato la pellicola con l’accetta.

La fotografia è quella di una telenovela.

La musica non è poi così coinvolgente e alla lunga risulta ripetitiva.

Forse una delle poche cose decenti del film sono gli effetti splatter, almeno fino a quando non sono fatti con Windows 95. In effetti, il sangue c’è e spesso scorre a fiumi ma il film non si può reggere solo su questi aspetti.

Inoltre, la trama è fin troppo lineare, fila via senza neanche qualche imprevisto che possa sorprendere lo spettatore; fino ad arrivare ad un finale decisamente frettoloso.

La cosa ancora più scioccante è che non fa paura! Il film non lascia nemmeno minimamente disturbati o inquieti durante la visione. Forse l’unico film horror che invece di farmi saltare dallo spavento mi ha fatto scoppiare a ridere per quanto alcune scene risultano ridicole!

E non mi venite a dire che c’è un' ironia di fondo che io non ho colto, che il regista ha reso intenzionalmente il film così brutto perché in realtà è un omaggio ai vecchi film della Hammer, e tutte le solite scuse che i super fan di Dario Argento usano per difendere il loro beniamino.

Molto semplicemente, Argento è un regista che ha fatto il suo tempo, ha scritto alcune delle pagine più belle dell’horror e ora, giustamente, dovrebbe farsi un po’ da parte prima di sputtanarsi ulteriormente.


Voto: 3/4

martedì 2 luglio 2013

Z La Formica



Titolo originale: Antz
Paese: USA
Anno: 1998
Regia: Eric Darnell
Cast: Woody Allen, Sylvester Stallone, Danny Glover, Dan Aycroyd, Jennifer Lopez, Gene Hackman, Sharon Stone
Genere: Animazione


Ci sono cartoni che ti segnano l'infanzia; il mio? Eccolo qua

Z la Formica

In un formicaio brulicante di vita nanoscopica, tutti fanno il loro lavoro per il bene della colonia; d'altro canto non hai molta scelta: o fai l'operaio o fai il soldato.
Il nostro protagonista è Z, una formica paranoica e nevrotica a cui non piace il suo lavoro (egli è un operaio) e ogni volta che si guarda intorno rimane stupito ma allo stesso tempo affranto nel concepire di essere quello diverso da tutti: è mai possibile che la vita ti dia così poche scelte? Non possiamo prendere noi le decisioni della nostra vita? Tutte queste domande nella sua mente non hanno risposta.

Nei piani più alti della società del formicaio, il generale Mandibola vuole attuare un piano spietato...

ATTENZIONE: quello che seguirà sarà il sunto di tutti i miei pensieri e opinioni su questo cartone; se a qualcuno non interesserà leggere "recensioni troppo personali", quel qualcuno può chiudere il suo browser e andare a farsi un giro.

Ok, torniamo a noi.

Beh... che dire?

A me come cartone animato era piaciuto tantissimo, e a riguardarlo ora non ho perso quell'entusiasmo che solo un bambino riesce ad avere (e no, non soffro di sindromi particolari; ho fatto dei test).

Uno dei motivi riguarda il protagonisti: sicuramente il personaggio principale, Z, è quello più interessante; egli vive con miliardi di esseri come lui, ma al tempo stesso si sente solo, incompreso.

Sono una massa di falliti: microcefali zombie che si arrendono a un sistema oppressivo

Ma non è il classico personaggio positivo, pieno di energia come il solito protagonista dei cartoni: come potete vedere egli è un cinico depresso, che si lamenta sempre ma che ha ragione.
Voglio dire; tutte le sue tesi e le sue congetture sulla vita sono vere, eppure tutti lo guardano con dolcezza e compassione, come si dice a un pazzo "sì, dai è vero...su ora torna a lavorare".

Il bello di questo cartone secondo me è il messaggio che vuole dare, ovvero quello di usare la propria testa, e non prendere ordini da chicchessia senza essersi fatti una propria opinione sulle cose: per chi non fosse totalmente a digiuno di filosofia, potrebbe addirittura notare una somiglianza fra questa storia e Il Mito Della Caverna di Platone.

Non si deve però troppo pensare che sia anche un messaggio di eccessivo individualismo: ci sono sì molti riferimenti all'ego e alla persona singola, ma nelle scene finali viene messo in risalto il lavoro di gruppo per il bene comune, come a dimostrazione che se tutti lavorassero insieme ma con coscienza e impegno, sarebbe un mondo migliore.

La trama fila via liscia e leggera ma le gag, le battute e il fantastico doppiaggio rendono tutto ancora più esilarante: come avrete visto, il "cast" è composto da attori famosissimi e, come avrete realizzato, come "cast" in questo caso si intende il doppiaggio.

In italiano, per fortuna, si sono mantenute le stesse voci degli attori sopracitati.
Infatti Z, che in inglese è stato doppiato da Woody Allen, da noi gli è stata data la voce del mitico e mai dimenticato Lionello (il che da ancora più spessore al protagonista cinico; d'altro canto non essendo un attore in carne ed ossa non ci si può basare sulla recitazione! Quindi la voce gioca un ruolo bello importante).

Infine se guarderete questa pellicola noterete alcune citazioni di altri colossi della storia del cinema.

Avete un figlio/nipotino? Oppure un vostro amico festaiolo ha accidentalmente messo incinta la tipa più ubriaca della festa?

Beh, noi non possiamo farci nulla, ma per sdrammatizzare l'evento, ecco a voi una pellicola per i vostri pargoli o, tutt'al più, per tutti quelli che non si vergognano a guardare cartoni quando hanno raggiunto un'età in cui la barba inizia a essere fastidiosa.

Voto: 8

A voi la prima scena!!!


lunedì 1 luglio 2013

Il Video Della Settimana

A corto di idee per il fermo immagine, vi metto un piccolo video; della serie: "solo uno come Landis può mettere una scena del genere"

Beverly Hills Cop 3