giovedì 16 maggio 2013

Amarcord


Titolo originale: Amarcord
Paese: Italia
Anno: 1973
Regia: Federico Fellini
Cast: Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Magali Noel
Genere: commedia nostalgica


E finalmente il Gonzo ritorna! Dopo un lungo periodo di assenza dal blog sono tornato con una nuova recensione, questa volta con quello che può essere definito un classico italiano. Sto parlando del mitico Amarcord di Federico Fellini.

Ho uno splendido ricordo di questo film, non a caso si tratta di un film sul ricordo e sulla nostalgia (il titolo del film, in dialetto romagnolo, significa mi ricordo). Si tratta di un vero e proprio tuffo nel passato del regista. Proprio perché, come ha detto il buon Luro: "se ritorni sui tuoi passi e riscopri le tue origini, avrai gli ingredienti per trovare il successo".

La vicenda narra la vita nel quartiere di San Giuliano a Rimini, intorno agli anni ’30, e dei suoi particolari abitanti. Il film può essere diviso in vari capitoli dove vengono trattati vari personaggi e dove vengono esposte le loro storie.

Viene particolarmente messa in risalto la storia di Titta e della sua famiglia: il padre, la madre, il nonno, il fratello e gli zii. Il film ripercorre l’adolescenza del protagonista fino alla maturità, in un percorso di formazione costellato da varie tematiche: la famiglia, la religione, la scoperta del sesso e la morte.

Ha anche un valore “storico” in quanto raffigura tradizioni e usanze che rimangono solo nei ricordi di chi le ha vissute. Inoltre, il film è ambientato durante il periodo del fascismo, che viene volutamente deriso dal regista con sequenze ironiche, ma mostra anche il lato più tragico di tale ideologia.

Film ricco di personaggi originali e stravaganti: la famiglia di Titta, i suoi amici, i professori della scuola, la Gradisca (la bellona del paese), la Volpina (quella che la da a tutti), lo zio matto (interpretato da Ciccio Ingrassia)… Finisci per affezionarti a tutti, nonostante la loro assurdità (o forse proprio grazie a questa caratteristica). Chi non ha mai avuto un nonno come quello di Titta? E le litigate in famiglia? Le prime cotte?

Quanti di voi, dopo l'ennesima delusione amorosa, non hanno ripiegato su una tabaccaia obesa?

Sono tutti personaggi con cui chiunque si può rapportare, proprio perché Fellini riesce a riportare sullo schermo i gesti, i dialoghi e i rapporti che si vedono nel tipico paese di provincia. Chiunque abbia mai vissuto in un contesto simile ha avuto modo di incontrare certe figure.

Ad alimentare il clima nostalgico concorre anche la colonna sonora, composta da Nino Rota, con musiche leggere e spensierate che accompagnano lo spettatore. 

La pellicola è ricca di scene memorabili, la sequenza della scuola, la confessione di Titta con Don Balosa, i siparietti con la famiglia, la danza al Grand Hotel…

Molte di queste sequenze sono caratterizzate da un atmosfera “da sogno”, fantasiosa, visionaria; in cui si annulla il confine tra ciò che è reale e ciò che è frutto della fantasia.

Questo si vede soprattutto quando alcuni personaggi, nel corso della storia, prendono parola guardando fissi la telecamera; così facendo infrangono il muro che divide il cinema dalla realtà, coinvolgendo direttamente lo spettatore.

Inoltre, da ricordare sono tutte quelle sequenze dove le fantasie dei personaggi prendono vita, come nella sequenza della manifestazione fascista, dove il povero “Ciccio” immagina il suo matrimonio con Aldina celebrato dal duce. Oppure, nella sequenza della Mille Miglia, quando Titta sogna ad occhi aperti di essere un famoso automobilista e di ottenere finalmente l’amore della Gradisca.

Tutti elementi sicuramente innovativi per il cinema italiano di quel periodo e caratteristici dello stile del grande Fellini.

Senza dubbio siamo di fronte ad un capolavoro del cinema; a tratti comico, a tratti commovente, dominato da un atmosfera magica, sognante e folle. Fellini, con questo film, riesce a farci innamorare di un paesino che forse non è mai esistito ma che, nonostante questo, ci sembra vero come pochi altri.

Un tipo di cinema che in questo momento in Italia manca terribilmente.

Ecco come reagiva Il Maestro quando gli attori dei suoi film sbagliavano una battuta.
Voto: 10

N.B.: Il film ha vinto il premio Oscar nel 1975 come "miglior film straniero".

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