Titolo originale: Snowpiercer
Paese: Corea del Sud, USA, Francia
Anno: 2013
Regia: Bong Joon-ho
Cast: Chris Evans, Jamie Bell, John Hurt, Tilda Swinton, Octavia Spencer, Song Kang-ho, Go Ah-sung, Ed Harris
Genere: fantascienza, azione, drammatico
Vi è mai capitato di salire su un treno ad alta velocità e
di chiedervi: “ma chi c’è nella carrozza più avanti? Chi è che guida il treno?”
ma soprattutto: “Riuscirò a non farmi beccare dal controllore?”. Se la risposta
è affermativa, allora questa recensione fa al caso vostro.
Quello che mi sento di consigliare oggi è un bel filmetto di produzione franco-coreana
“e chi ne ha più ne metta”. Dovete infatti sapere che il regista Bong Joon-ho è
coreano e il film è tratto da una graphic novel francese. Poi è vero, c’è anche
qualche attore occidentale, ma di questo ne parleremo più avanti.
In un futuro non troppo lontano (nell’anno 2031), a seguito
di un esperimento scientifico andato male, la Terra è decimata da una nuova Era
Glaciale. Gli ultimi sopravvissuti vivono stipati su un treno “rompighiaccio”,
lo Snowpiercer, che continua a spostarsi
intorno alla Terra e procura la sua energia attraverso un motore perpetuo (non
chiedetemi come funziona).
L’inventore di questa macchina perfetta, il misterioso
Wilford, ha anche determinato un sistema sociale su cui regge l’equilibrio
della comunità che abita i vagoni del treno. Il gruppo di sopravvissuti viene
diviso in classi sociali: in coda stanno i miserabili sfruttati che salirono a
bordo gratis, verso la testa del treno vivono invece nei privilegi i passeggeri
di prima classe.
La convivenza nel treno si rivela da subito molto tumultuosa.
Infatti, i passeggeri della coda del treno vengono sottoposti a trattamenti
disumani da parte di quelli della prima classe. Ma la rivolta definitiva degli
oppressi è oramai imminente e il suo leader, Curtis, attende solo il momento
giusto per tentare l’ardimentosa presa della testa del convoglio.
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Fight the power!! |
Una storia futuristica e visionaria in cui il distopico
mondo del treno, visivamente straordinario, ci viene svelato passo dopo passo,
mano a mano che il gruppo di rivoltosi avanza. L’ambientazione è a tratti cupa
e claustrofobia e a tratti suggestiva.
Il film presenta sequenze di azione e di combattimento ben
dosate per tutta la durata del film e dirette magistralmente (con un tono a
volte epico), alternate a sequenze lente e di calma apparente in cui la
violenza scaturisce quando meno te lo aspetti.
Ad ogni carrozza si presenta un nuovo imprevisto e una nuova
“prova” da superare per poter andare avanti. In alcuni punti, non manca una
certa ironia che smorza la tensione, riscontrabile soprattutto nel personaggio
di Minsu (tranquilli, non sono le solite scenette costruite a tavolino imposte
dalla Disney).
È interessante vedere come viene riproposto questo “microcosmo”
all’interno del treno. Ogni carrozza infatti corrisponde ad un nuovo livello
sociale, si parte dalle classi più povere e disagiate fino ad arrivare ai più
ricchi e, infine, al grande capo in testa al treno. Il regista ci fa compiere
questo viaggio e ogni volta ci mostra la pazzia e la crudeltà della classe
dominante.
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Sì, avete capito bene, quel braccio non farà una bella fine... |
In questo aspetto, il film dimostra di essere una chiara
allegoria della società in cui viviamo ora, solo che viene proiettata nel
futuro, mostrandoci quelle che sono le più terribili conseguenza di questo
sistema. Infatti, sono i più poveri che vanno a comporre la maggioranza e sono
quelli che fanno andare avanti la baracca, mentre le persone più ricche e
agiate che occupano la minoranza “se la godono” sfruttando la manovalanza.
Inoltre, bisogna ricordare che il film risente ovviamente
del clima di dittatura e di oppressione che è attualmente presente in Corea del
Nord. La visione espressa in questa pellicola quindi è decisamente pessimista, il
regista punta a farci comprendere che un sistema sociale come quello utilizzato
all’interno del treno può portare solamente all’autodistruzione.
Interessante la scelta di un cast di respiro
“internazionale”, il regista infatti ha voluto fondere le caratteristiche
multietniche, invece di fare come certi film di fantascienza in cui a risolvere
la situazione ci sono sempre i soliti americani. Anche perché, se il mondo
intero dovesse andare incontro ad un era glaciale, è plausibile pensare che i
sopravvissuti appartengano a più etnie.
Insomma, siamo di fronte ad un film che ha tutte le potenzialità per entrare nella
storia del genere distopico come prima avevano fatto pellicole del calibro di
“Blade Runner”, “Brazil”, “The Matrix” e “V per Vendetta”.
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"Ehm, scusate... è questo il treno per Centrale?" |
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Voto: 8