martedì 24 gennaio 2017

All Is Lost – Tutto è perduto



Titolo originale: All is lost
Paese: USA
Anno: 2013
Regia: J.C.Chandor
Cast: Robert Redfort
Genere: Drammatico, avventura

Continuo la mia trilogia "recensioni sul mare" con questa piccola e veloce analisi del film "All is lost" in cui le vicende ruotano intorno a un personaggio senza nome interpretato da Bob Redford.

Un uomo naviga con il suo yacht nell'oceano indiano quando gli capitano le peggio sfighe una dietro l'altra: viene speronato da un container pieno di Kickers alla deriva, viene colpito da mille intemperie, la sua barca valutata qualche migliaio di dollari cola a picco, e quando si ritrova su una zattera non viene visto da una nave cargo piena di container.

Rendo la tua vita un inferno! Madonna se è un inferno!


[Spoiler finale] Alla fine, senza più bengala, acqua o cibo, cerca di mostrarsi a una nave vicina dando fuoco al diario di bordo ma per veramente troppa sfiga, prende fuoco la sua zattera e lui finisce in mare. Quando sembra che tutto sia finito, una barca con una luce si avvicina e una mano entra in acqua e l'uomo la afferra.



Ora, al di là di ogni facile ironia, questo film, con una trama quasi inesistente e con un solo attore, è riuscito ad aprire tante possibili chiavi di lettura e tante varietà di analisi.

Per quanto mi riguarda, io ho visto una grande allegoria sulla vita, rappresentata dal mare le cui intemperie sono le difficoltà che spesso ci propina le quali, affrontate con costante determinazione e soprattutto con voglia di fare, si possono superare, non senza comunque tante difficoltà.

Semplicistico? Minimalista? Può anche essere, per questo consiglio vivamente di guardarlo per poter dare una vostra personale opinione.

Mi piace pensare che il messaggio sia alla fine positivo, in cui il regista voglia dare allo spettatore una dose di speranza e un invito a giocare tutte le carte che ognuno di noi ha a disposizione per poter sopravvivere alle varie "tempeste" che si è costretti ad affrontare.

Un film che ti tiene incollato allo schermo, ti toglie il fiato e mantiene una durezza nello stile per quasi tutto il tempo, lasciando il finale a libera interpretazione

Particolare menzione d'onore al grande attore Redford che si è caricato sulle spalle questa pellicola e che, senza dire una parola, è riuscito a interpretare direi egregiamente un "signor nessuno" in mezzo al mare sballonzolato dagli eventi: le sue espressioni visive riuscivano a mostrare perfettamente lo stato d'animo di chi sa che in certe situazioni o ci si muove o.. ci si muore!


Non dico una frase in due ore, ma ora faccio uno sguardo e SBAM...rischio di vincere un Golden Globe! 


Voto: 7½

lunedì 16 gennaio 2017

Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick





Titolo originale: In the heart of the sea
Paese: USA
Anno: 2015
Regia: Ron Howard
Cast: Chris Hemsworth, Benjamin Walker, Tom Holland, Brendan Gleeson, Ben Whishaw
Genere: storico, avventura


Ed eccomi qui, dopo aver digiunato a lungo torno prepotentemente a scrivere sul mio caro blog, dopo che lo Ste è riuscito a tamponare la mia assenza con qualche sua recensione.
Rompo il silenzio con una scia di recensioni che spero di pubblicare per le prossime due settimane, il cui protagonista assoluto è il mare.
Non c'è un vero e proprio motivo, diciamo che avevo un po' di film da guardare e casualmente erano tutti ambientati lì.

Il primo che andrò a recensire è Heart of the Sea, una delle ultime fatiche di Ron Howard, in cui vedremo narrata la storia che ha ispirato Melville a scrivere uno dei libri più famosi nel mondo, ovvero Moby Dick.

Dunque, la storia di una storia nella storia? Sagace.

Melville, appunto, è un giovane scrittore che è affamato di ispirazioni e idee per scrivere un libro e decide di andare a trovare uno dei pochissimi sopravvissuti della Baleniera Essex che, dopo un lungo viaggio nel Pacifico, naufragò disastrosamente per cause non del tutto chiare. Thomas Nickerson, il sopravvissuto cui sopra, dovrà dunque affrontare dei vecchi fantasmi del passato e scavare fino al fondo della sua psiche e della sua memoria, mettendo a nudo la sua coscienza tenuta per troppo tempo nascosta per poter raccontare la tragica verità di quella maledetta imbarcazione.

Ottima prova recitativa di Chris Hemsworth, che a quanto pare non ha perso il vizio di lanciare cose.


Cosa posso dire di questo film?

Affermo che Ron Haward riesce sempre a dare il meglio di sè quando si tratta di raccontare storie vere e autobiografiche: ho veramente apprezzato la cura per i dettagli e per la veridicità durante il racconto; potrebbe risultare facile farsi prendere la mano e andar giù pesanti con gli effetti speciali e rendere tutto più spettacolare, invece il regista ha intrapreso la via della morigeratezza, grazie alla quale lo spettatore si catapulta nella quotidianità della vita della baleniera per merito della posizione di telecamere in punti strategici (sul pennone, dentro la stiva ad esempio) e della fotografia diretta dal sapiente Mantle, con cui Haward lavorò per Rush.

I personaggi principali, il capitano Pollard (Benjamin Walker) e il primo ufficiale Chase (Chris Hemsworth) sono il fulcro principale della trama, in quanto in piena competizione fra loro: il primo, figlio di famosi capitani, vuole affermarsi e mantenere una tradizione; il secondo è un uomo di campagna che dopo anni di navigazione, è riuscito a farsi una certa reputazione nell'ambito alla caccia alle balene.


Si copiano pure lo sguardo

Come penso abbiate notato, nella prima parte, la natura sembra venga dimenticata, come se non contasse ma facesse solo da sfondo: l'uomo è il fulcro, l'uomo comanda, l'uomo ha creato una società complessa e ha bisogno del grasso di balena per illuminare le strade, quindi le balene sono soltanto mezzi di produzione e basta.

Ma fra le stelle e le stalle quanta strada c'è?

Quand'è che l'uomo si accorge che il suo ego non è che un nulla rispetto alla vastita del Creato? Quand'è che capirà che non è che un granello di sabbia nell'universo e che la sua ragione (intesa come ratio latina) può essere messa in discussione quando la Natura gli è avversa?


Quando ad esempio viene speronato da una balena incazzata

Il film gioca su queste tematiche di spessore, anche se da spettatore ammetto di aver dovuto ragionarci su un po' di tempo: vuoi perchè sono tardo di mio, vuoi che l'estremo realismo può essere ben apprezzato quando vengono evidenziati certi elementi (la caccia delle balene, la raccolta del grasso) ma può essere estremamente limitativo quando si toccano elementi più "spirituali" come il risveglio della natura umana.

Quindi tirando le somme, questo film secondo me avrebbe avuto un potenziale maggiore che non è stato sfruttato appieno, ma non me la sento di bocciarlo: come detto, scene e fotografia sono brillanti, il cast è veramente ben assortito e i dettagli sono eccezionali.

Inutile dire che mi sono caricato sul kindle il libro!

Voto finale: 6.5