giovedì 25 febbraio 2016

Revenant - Redivivo





Titolo Originale: Reverant
Anno: 2015
Regia: Alejandro Gonzales Inarritu
Cast: Leonardo DiCaprio, Hom Hardy, Domhanll Gleeson
Genere : Avventura, Drammatico, Documentario, Western (però con la neve)

Premessa: questa recensione per motivi meramente burocratici e/o personali, non è mia!

La gente trattiene il fiato

Esattamente. Il blog avrà presto un secondo attivista, ovvero un nuovo collaboratore del sottoscritto. Quindi oggi mi limito solo a fare un banale copia-incolla, sperando che la recensione piacerà a tutti voi.

Buona lettura! 


LA SFIDA TECNICA DI IÑARRITU

Ed eccomi qua, alla mia prima recensione semi-seria e alla mia “prima volta” qui sul blog di “Un mondo su uno schermo” e cosa scegliere per cominciare questa nuova avventura se non uno dei film più chiacchierati della scorsa stagione cinematografica (uscito qui in Italia a Gennaio inoltrato), ovvero “Revenant” (Redivivo, questa volta niente titoli o sottotitoli imbarazzanti come è solito accadere quando i film passano tra le grinfie dei canali di distribuzione nostrani) del bravo regista, sceneggiatore e produttore messicano Alejandro González Iñárritu?


Mettiamo subito in chiaro le cose e togliamoci ogni pensiero: il film è un gran bel film, la fotografia è spettacolare, la regia è altrettanto grandiosa e il cast ottimo sotto tutti i punti vista.
Questa è brevemente la trama del film: sono gli anni Venti del diciannovesimo secolo. Soldati, esploratori, cacciatori di pelli, mercenari solcano i territori ancora sconosciuti d'America per trarne profitto. Glass è l'uomo che meglio di tutti i suoi compagni di spedizione conosce la terra impervia in cui si sono inoltrati. Il suo compito è riportare la compagnia al forte e tutto ciò che lo preoccupa è proteggere suo figlio, un ragazzo indiano. Lo scontro con un grizzly lo lascia in condizioni prossime alla fine. Il più arrogante della compagnia, Fitzgerald, si offre di restare per dargli sepoltura, ma lo tradisce orribilmente. La volontà di vendicarsi rimetterà in piedi Glass e darà inizio ad un'odissea leggendaria. (fonte “Mymovies.it”)

Cosa dire di questo film? Beh, innanzi tutto comincerei col dire che questa era una delle pellicole che attendevo maggiormente e che mi ha parecchio colpito per molti aspetti che andrò ad analizzare; non lo considero affatto un capolavoro (parola, ahimè, fin troppo abusata senza più mezze misure tra il terribile ed il semplicemente godibile) ma un buonissimo film di sopravvivenza e vendetta e sotto molti punti di vista anche un ottimo western di stampo classico.
La vicenda trae spunto dall’omonimo romanzo di MichaelPunke ed è parzialmente ispirata dalla vicenda della vita del cacciatore di pelli Hugh Glass. Essa viene messa in scena attraverso un ritmo lento e riflessivo, ricco di scene prive di dialoghi e cariche di sguardi, primi piani e sentimento; alcuni assoceranno quasi istintivamente un ritmo simile alla parola noia, cosa per me assolutamente non vera dato che la noia, a mio parere, si verifica soltanto quando un film non riesce a renderti partecipe delle vicende che narra, o a intrattenerti e farti empatizzare con i personaggi che mette su schermo (esempio recente un Jurassic World -Luro vorrebbe recensirlo ma ha ancora l'orticaria solo a pensarci-  che nella sua scontatezza e ‘baracconaggine’ per me è stato a prova di abbiocco pesante!), cose che invece mi sembra riuscir egregiamente a fare questo Revenant.

La natura è la vera protagonista!


Altro aspetto fondamentale dell’ultima opera di Inarritu riguarda il comparto produttivo: la pellicola, infatti, è stata quasi interamente girata nei territori innevati del Canada e ha comportato grandi sforzi per il cast e per la troupe che hanno dovuto sopportare climi e temperature avverse, condizioni di ripresa ardue, causate anche da quel folle di Inarritu che ha voluto a tutti i costi girare con luci naturali (cosa che non viene quasi mai fatta e che ha un grande precursore nel “Barry Lyndon” di quel geniaccio che rispondeva al nome di Kubrick) per far esaltare la componente realista e la magnificenza dei vari paesaggi e, si dice (ma qualche smentita o discordanza si è già avuta), in ordine cronologico le varie scene, cosa altrettanto inusuale.


Perfect Shot!


E il comparto tecnico (come fosse un videogioco) è l’aspetto che più salta all’occhio fin da subito: piani sequenza come se non ci fosse un domani, scene d’azione dinamiche e frenetiche in cui, però (Michael Bay, ossia la feccia di questo mondo, impara), si capisce perfettamente ogni singola azione di Glass e soci e una suggestiva fotografia del già due volte premio oscar Emmanuel Lubezki che ci regala immagini di rara bellezza come forse solo un certo Tarkovskij era riuscito a riprendere e offre una straordinaria rappresentazione di quella che, forse, è la vera protagonista di tutto il film: la natura. Una natura bellissima e crudele, di leopardiana memoria, colma di piane innevate e torrenti che la tagliano e la increspano come rughe sul viso, selvaggia, a tratti inospitale ma soprattutto imparziale e maestosa. L’uomo e il suo rapporto con la natura sarà infatti uno dei leitmotiv che ci accompagnerà per tutta la durata del film e la natura sarà spesso un ostacolo per la vendetta di Di Caprio/Glass e apparirà come estremamente crudele (la scena dello stupro da parte dell’orso credo sia già definibile ‘cult’) ma non sarà altro che la ‘cartina di tornasole’ della crudeltà insita nella natura umana, vera tematica ‘calda’ del film






A contribuire a rendere questa esperienza ancor più indimenticabile e meritevole di una o più visioni in sala ci pensa l’ottimo cast, sul quale, però, è giusto fare qualche precisazione: partiamo da lui, da Di Caprio. Diciamo che il buon Leo ha funzionato come da calamita ed è stato uno dei principali motivi di interesse creatosi attorno a questa pellicola e tutti gli estimatori della settima arte sono stati fin da subito curiosi di scoprire se l’attore statunitense ci avrebbe regalato una performance da oscar. E qui devo essere sincero, Di Caprio è stato davvero bravo, l’intero film ha rappresentato una vera e propria sfida fisica per l’attore ma per me Leo ha saputo regalarmi e regalarci ben altre performances più memorabili, come la camaleontica interpretazione di Jordan Belfort nel recente “The Wolf of Wall Street” del grande Scorsese per cui, a mio avviso, avrebbe meritato l’oscar a mani basse (e non disdegno comunque se lo vincesse quest’anno, visto che ormai sarebbe ora). 

Di sicuro la sua prova attoriale è stata grandiosa, da vegetariano qual è si è dovuto pappare un buon quarto di cuore di bisonte, recitare con una bronchite che rendesse la sua condizione fisica più realistica e altre amenità ma, sempre secondo me, non riesce a regalare quella performance “della vita” che tutti si aspettavano e viene letteralmente surclassato da colui che è stato la vera rivelazione di questo film: Tom Hardy. 

Il villain interpretato da Tom Hardy, John Fitzgerald, è stato fenomenale, non che non sapessi già che è un grande attore ma qui ha mostrato tutto il suo innato talento nell’interpretare quest’essere a tratti viscido, cinico, che compie azioni efferate e detestabili ma è altresì molto contraddittorio in ciò che dice e ciò che fa e non si capisce mai fino alla fine quanto questo personaggio sia veramente malvagio o quanto sia semplicemente un uomo figlio di quell’epoca e di quel periodo, un periodo di lotte omicide tra indiani e americani, dove non si lesina nel mostrare la crudezza e la cattiveria che caratterizzava ambo le parti. Infine, tra i personaggi di contorno, bisogna segnalare anche l’ottimo Domhnall Gleeson (Star Wars: il risveglio della forza (dovrò fare un bel post per controbatter la recensione del buon Luro), un sacco di altri film ma soprattutto “Ex Machina”, il film che qualunque fan della fantascienza che si rispetti ma anche solo gli amanti del buon cinema dovrebbero interrompere la lettura e correre a recuperare!) in ruolo di contrapposizione al Fitzgerald di Hardy.

Eccoli qui i ragazzoni protagonisti...





...No, non farò battute su Di Caprio che aspetta l'Oscar con questa immagine, capito Internet?


Come ultimo elogio alla pellicola in questione, prima di passare ad un paio di critiche, aggiungerei proprio la crudezza di alcune immagini e situazioni (anche se una in particolare riguardo un cavallo è al limite del verosimile) che rendono bene l’idea di ciò che Iñárritu voleva comunicare con questa sua opera in cui si ribadisce ancor più quanto la vendetta sia inutile, insapore, qualcosa che svuota completamente e non risana ciò che è andato a spezzarsi nell’animo di una persona e credo che tutto ciò sia meravigliosamente riassunto nell’inquadratura finale del volto di Di Caprio/Glass che entra di prepotenza nella storia del cinema!



Orsetto goloso

Per concludere, dopo questo fiume di parole, o semplicemente lo sproloquio di qualcuno a cui fin dalle scuole medie veniva detto di esser troppo prolisso, vorrei precisare che “Revenant” non è affatto un film esente da difetti, infatti la gestione del ritmo potrebbe far storcere il naso a più di un detrattore, alcuni momenti sono davvero fin troppo dilatati anche per un cinefilo ‘doc’ che si rispetti, qualche sospensione dell’incredulità risulta necessaria e la trama, come detto da molti, è sostanzialmente lineare e semplice e da questo punto di vista devo ammettere di preferire molto il precedente film di Inarritu, “Birdman”, che affiancava alla complessità della messa in scena e alle belle tematiche di critica allo show-business, ai cinecomics, a Hollywood e all’autoreferenzialià di tanta “arte elevata”, un Michael Keaton in gran spolvero e una regia, tutta fondata su un unico piano sequenza 
fittizio, davvero sopraffina.

Voto finale: Detto questo, voto finale che vado ad assegnare a questo Revenant è un bell’8/9.

8?  9? 8 ½? 

Non lo so neanch’io, è un voto variabile compreso in questa fascia che solo una seconda o più visioni potrà farmi pendere verso l’una o l’altra sponda.

Ah, finalmente siamo giunti ai titoli di coda, spero che chi leggerà questa recensione (per modo di dire) o meglio questa sequela di opinioni possa apprezzare o anche criticare il pezzo e, perché no, farmelo sapere e magari creare una, anche se minima, area di dibattito. Non mi resta che dare appuntamento alla prossima recensione che, visto la montagna di film interessanti usciti negli ultimi mesi (Tarantino con “The Hateful Eight” su tutti), non tarderà ad arrivare!




Luro's back

Che ne dite ragazzi, lo assumo questo ragazzone?

Ah, stasera andrò a vedere un certo Deadpool...