Titolo Originale: Reverant
Anno: 2015
Regia: Alejandro Gonzales Inarritu
Cast: Leonardo DiCaprio, Hom Hardy, Domhanll Gleeson
Genere : Avventura, Drammatico, Documentario, Western (però con la neve)
Premessa: questa recensione per motivi meramente burocratici e/o personali, non è mia!
La gente trattiene il fiato
Esattamente. Il blog avrà presto un secondo attivista, ovvero un nuovo collaboratore del sottoscritto. Quindi oggi mi limito solo a fare un banale copia-incolla, sperando che la recensione piacerà a tutti voi.
Buona lettura!
LA SFIDA TECNICA DI IÑARRITU
Ed eccomi
qua, alla mia prima recensione semi-seria e alla mia “prima volta” qui sul blog
di “Un mondo su uno schermo” e cosa scegliere per cominciare questa nuova
avventura se non uno dei film più chiacchierati della scorsa stagione
cinematografica (uscito qui in Italia a Gennaio inoltrato), ovvero “Revenant”
(Redivivo, questa volta niente titoli o sottotitoli imbarazzanti come è solito
accadere quando i film passano tra le grinfie dei canali di distribuzione
nostrani) del bravo regista, sceneggiatore e produttore messicano Alejandro González Iñárritu?
Mettiamo
subito in chiaro le cose e togliamoci ogni pensiero: il film è un gran bel
film, la fotografia è spettacolare, la regia è altrettanto grandiosa e il cast
ottimo sotto tutti i punti vista.
Questa è
brevemente la trama del film: sono gli anni Venti
del diciannovesimo secolo. Soldati, esploratori, cacciatori di pelli, mercenari
solcano i territori ancora sconosciuti d'America per trarne profitto. Glass è
l'uomo che meglio di tutti i suoi compagni di spedizione conosce la terra
impervia in cui si sono inoltrati. Il suo compito è riportare la compagnia al
forte e tutto ciò che lo preoccupa è proteggere suo figlio, un ragazzo indiano.
Lo scontro con un grizzly lo lascia in condizioni prossime alla fine. Il più
arrogante della compagnia, Fitzgerald, si offre di restare per dargli
sepoltura, ma lo tradisce orribilmente. La volontà di vendicarsi rimetterà in
piedi Glass e darà inizio ad un'odissea leggendaria. (fonte “Mymovies.it”)
Cosa dire di questo film? Beh, innanzi tutto comincerei
col dire che questa era una delle pellicole che attendevo maggiormente e
che mi ha parecchio colpito per molti aspetti che andrò ad analizzare; non lo
considero affatto un capolavoro (parola, ahimè, fin troppo abusata senza più mezze
misure tra il terribile ed il semplicemente godibile) ma un buonissimo film di
sopravvivenza e vendetta e sotto molti punti di vista anche un ottimo western
di stampo classico.
La vicenda trae spunto dall’omonimo romanzo di MichaelPunke ed è parzialmente ispirata dalla vicenda della vita del cacciatore di
pelli Hugh Glass. Essa viene messa in scena attraverso un ritmo lento e riflessivo,
ricco di scene prive di dialoghi e cariche di sguardi, primi piani e
sentimento; alcuni assoceranno quasi istintivamente un ritmo simile alla parola
noia, cosa per me assolutamente non vera dato che la noia, a mio parere, si
verifica soltanto quando un film non riesce a renderti partecipe delle vicende
che narra, o a intrattenerti e farti empatizzare con i personaggi che mette su
schermo (esempio recente un Jurassic World -Luro vorrebbe recensirlo ma ha ancora l'orticaria solo a pensarci- che nella sua scontatezza e ‘baracconaggine’
per me è stato a prova di abbiocco pesante!), cose che invece mi sembra riuscir
egregiamente a fare questo Revenant.
La natura è la vera protagonista! |
Altro aspetto fondamentale dell’ultima opera di
Inarritu riguarda il comparto produttivo: la pellicola, infatti, è stata quasi interamente
girata nei territori innevati del Canada e ha comportato grandi sforzi per il
cast e per la troupe che hanno dovuto sopportare climi e temperature avverse,
condizioni di ripresa ardue, causate anche da quel folle di Inarritu che ha
voluto a tutti i costi girare con luci naturali (cosa che non viene quasi mai
fatta e che ha un grande precursore nel “Barry Lyndon” di quel geniaccio che
rispondeva al nome di Kubrick) per far esaltare la componente realista e la
magnificenza dei vari paesaggi e, si dice (ma qualche smentita o discordanza si
è già avuta), in ordine cronologico le varie scene, cosa altrettanto inusuale.
Perfect Shot! |
E il comparto tecnico (come fosse un videogioco)
è l’aspetto che più salta all’occhio fin da subito: piani sequenza come se non
ci fosse un domani, scene d’azione dinamiche e frenetiche in cui, però (Michael
Bay, ossia la feccia di questo mondo, impara), si capisce perfettamente ogni
singola azione di Glass e soci e una suggestiva fotografia del già due volte
premio oscar Emmanuel Lubezki che ci regala immagini di rara bellezza come
forse solo un certo Tarkovskij era riuscito a riprendere e offre una straordinaria
rappresentazione di quella che, forse, è la vera protagonista di tutto il film:
la natura. Una natura bellissima e crudele, di leopardiana memoria, colma di
piane innevate e torrenti che la tagliano e la increspano come rughe sul viso,
selvaggia, a tratti inospitale ma soprattutto imparziale e maestosa. L’uomo e
il suo rapporto con la natura sarà infatti uno dei leitmotiv che ci
accompagnerà per tutta la durata del film e la natura sarà spesso un ostacolo
per la vendetta di Di Caprio/Glass e apparirà come estremamente crudele (la
scena dello stupro da parte dell’orso credo sia già definibile ‘cult’) ma non
sarà altro che la ‘cartina di tornasole’ della crudeltà insita nella natura
umana, vera tematica ‘calda’ del film
A contribuire a rendere questa esperienza ancor più
indimenticabile e meritevole di una o più visioni in sala ci pensa l’ottimo
cast, sul quale, però, è giusto fare qualche precisazione: partiamo da lui, da
Di Caprio. Diciamo che il buon Leo ha funzionato come da calamita ed è stato
uno dei principali motivi di interesse creatosi attorno a questa pellicola e
tutti gli estimatori della settima arte sono stati fin da subito curiosi di
scoprire se l’attore statunitense ci avrebbe regalato una performance da oscar.
E qui devo essere sincero, Di Caprio è stato davvero bravo, l’intero film ha
rappresentato una vera e propria sfida fisica per l’attore ma per me Leo ha
saputo regalarmi e regalarci ben altre performances più memorabili, come la
camaleontica interpretazione di Jordan Belfort nel recente “The Wolf of Wall
Street” del grande Scorsese per cui, a mio avviso, avrebbe meritato l’oscar a
mani basse (e non disdegno comunque se lo vincesse quest’anno, visto che ormai
sarebbe ora).
Di sicuro la sua prova attoriale è stata grandiosa, da
vegetariano qual è si è dovuto pappare un buon quarto di cuore di bisonte,
recitare con una bronchite che rendesse la sua condizione fisica più realistica
e altre amenità ma, sempre secondo me, non riesce a regalare quella performance
“della vita” che tutti si aspettavano e viene letteralmente surclassato da colui
che è stato la vera rivelazione di questo film: Tom Hardy.
Il villain
interpretato da Tom Hardy, John Fitzgerald, è stato fenomenale, non che non
sapessi già che è un grande attore ma qui ha mostrato tutto il suo innato
talento nell’interpretare quest’essere a tratti viscido, cinico, che compie
azioni efferate e detestabili ma è altresì molto contraddittorio in ciò che
dice e ciò che fa e non si capisce mai fino alla fine quanto questo personaggio
sia veramente malvagio o quanto sia semplicemente un uomo figlio di quell’epoca
e di quel periodo, un periodo di lotte omicide tra indiani e americani, dove
non si lesina nel mostrare la crudezza e la cattiveria che caratterizzava ambo le
parti. Infine, tra i personaggi di contorno, bisogna segnalare anche l’ottimo
Domhnall Gleeson (Star Wars: il risveglio della forza (dovrò fare un bel post
per controbatter la recensione del buon Luro), un sacco di altri film ma
soprattutto “Ex Machina”, il film che qualunque fan della fantascienza che si
rispetti ma anche solo gli amanti del buon cinema dovrebbero interrompere la
lettura e correre a recuperare!) in ruolo di contrapposizione al Fitzgerald di
Hardy.
Eccoli qui i ragazzoni protagonisti... |
...No, non farò battute su Di Caprio che aspetta l'Oscar con questa immagine, capito Internet? |
Come ultimo elogio alla pellicola in questione, prima
di passare ad un paio di critiche, aggiungerei proprio la crudezza di alcune
immagini e situazioni (anche se una in particolare riguardo un cavallo è al
limite del verosimile) che rendono bene l’idea di ciò che Iñárritu voleva
comunicare con questa sua opera in cui si ribadisce ancor più quanto la
vendetta sia inutile, insapore, qualcosa che svuota completamente e non risana
ciò che è andato a spezzarsi nell’animo di una persona e credo che tutto ciò
sia meravigliosamente riassunto nell’inquadratura finale del volto di Di
Caprio/Glass che entra di prepotenza nella storia del cinema!
Orsetto goloso |
Per concludere, dopo questo fiume di parole, o
semplicemente lo sproloquio di qualcuno a cui fin dalle scuole medie veniva
detto di esser troppo prolisso, vorrei precisare che “Revenant” non è affatto
un film esente da difetti, infatti la gestione del ritmo potrebbe far storcere
il naso a più di un detrattore, alcuni momenti sono davvero fin troppo dilatati
anche per un cinefilo ‘doc’ che si rispetti, qualche sospensione
dell’incredulità risulta necessaria e la trama, come detto da molti, è
sostanzialmente lineare e semplice e da questo punto di vista devo ammettere di
preferire molto il precedente film di Inarritu, “Birdman”, che affiancava alla
complessità della messa in scena e alle belle tematiche di critica allo
show-business, ai cinecomics, a Hollywood e all’autoreferenzialià di tanta
“arte elevata”, un Michael Keaton in gran spolvero e una regia, tutta fondata
su un unico piano sequenza
fittizio, davvero sopraffina.
Voto finale: Detto questo, voto finale che vado ad assegnare a
questo Revenant è un bell’8/9.
8? 9? 8 ½?
Non lo so neanch’io, è un voto
variabile compreso in questa fascia che solo una seconda o più visioni potrà
farmi pendere verso l’una o l’altra sponda.
Ah, finalmente siamo giunti ai titoli di coda, spero che chi leggerà
questa recensione (per modo di dire) o meglio questa sequela di opinioni possa
apprezzare o anche criticare il pezzo e, perché no, farmelo sapere e magari
creare una, anche se minima, area di dibattito. Non mi resta che dare
appuntamento alla prossima recensione che, visto la montagna di film
interessanti usciti negli ultimi mesi (Tarantino con “The Hateful Eight” su
tutti), non tarderà ad arrivare!
Luro's back
Che ne dite ragazzi, lo assumo questo ragazzone?
Ah, stasera andrò a vedere un certo Deadpool...
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