giovedì 4 ottobre 2018

Sulla mia pelle




Titolo originale: Sulla mia pelle
Paese: Italia
Anno: 2018
Regia: Alessio Cremonini
Cast: Alessandro Borghi, Max Tortora, Jasmine Trinca
Genere: Drammatico


NB: Sapevo fin da subito che questo film mi avrebbe colpito molto emotivamente. Sapevo che non sarebbe stato facile scrivere una recensione a riguardo. Ho quindi deciso di scrivere in un colpo solo, senza rileggere e senza pensarci su troppo. Questo per trasmettere le mie emozioni sullo schermo, senza troppi filtri diciamo. Quindi saranno probabilmente presenti errori di ortografia o cose del genere, cose di cui mi scuso.


Ora, questo è un blog di cinema e, come ho sempre fatto, cerco di analizzare la pellicola tale quale in modo da non farmi influenzare troppo dai fatti realmente accaduti.
Ci sono infatti fior fior di film sulla seconda guerra mondiale, ad esempio, che sono semplicemente penosi (Pearl Harbor, così su due piedi) nonostante trattino argomenti di spessore, mentre altri che magari possono raccontare fatti "leggeri" sono dei veri propri cult, come A Beautiful Mind o Cindarella Man.

Il succo quindi sta nei modi in cui una storia viene trattata;  gli attori devono incarnare un personaggio conosciuto in ambito extra cinematografico mentre il regista deve dosare con cura ogni scena, e la sceneggiatura essere il più coerente possibile.

Questa lunga premessa è fondamentale perchè in questo film si toccano temi caldi, bollenti.

E il risultato è stato sbalorditivo.

Reputo che questa pellicola sia FONDAMENTALE per il cinema italiano, in quanto ritengo sia un estremo atto di coraggio andare a toccare temi che vengono definiti scomodi verso lo Stato.

Nel panorama del cinema italiano i film denuncia scarseggiano, quindi questo sembra proprio brillare di luce propria in un panorama attivo ma non così tanto sotto i riflettori. Osare è rischioso ma in questo caso è stato vincente.

Vediamo la trama.

Un ragazzo, Stefano Cucchi viene fermato da tre carabinieri perchè visto consegnare qualcosa a un suo amico: durante la perquisizione essi trovano addosso al ragazzo ashish (21 grammi) e cocaina.



Egli viene quindi lasciato in custodia cautelare fino al processo del giorno dopo; davanti al giudice Stefano ha gli occhi tumefatti, la mascella dolorante e fa fatica a parlare.

Nei sette giorni seguenti Stefano continua a star male, viene curato con molta superficialità (anche per in fatto che lui stesso non voglia essere curato, giustificando quegli ematomi dovuti a una caduta dalle scale) e, cosa aberrante, non gli sarà mai possibile vedere il suo avvocato e soprattutto  i suoi genitori.



Il settimo giorno egli morirà e i suoi genitori lo verranno a scoprire solo per via di una notifica di autopsia.

Davanti a un fatto del genere cosa si può dire?

Sì può commentare in maniera fredda e distaccata? No.

Io non penso di farcela. Vuoi perchè questo fatto è molto vicino a me, in quanto la morte di un mio quasi coetaneo all'epoca dei fatti è sempre un colpo al cuore o vuoi perchè le scene di crudo realismo con Alessandro Borghi che recita magistralmente sono una vera e propria tegola che colpiscono l'animo.

Il film non verte esplicitamente sulla denuncia, impedendo ai sui detrattori un possibile attacco nei suoi confronti; per quanto il regista avesse l'occasione di farlo, egli ha preferito la strada della cruda narrazione dei fatti che ha portato alla tragica conclusione; sta infatti allo spettatore tirare le conclusioni.

Infatti tutti conoscono l'epilogo drammatico della storia, eppure quella scena, in cui viene mostrato il corpo esanime di Stefano, su un lettino, è stata così forte e così dolorosa che una ventata di rabbia, delusione e paura mi hanno investito prepotentemente, mi sono sentito indifeso e soprattutto incapace per non aver fatto nulla per lui.



Io non so cosa possono aver provato i veri genitori di Cucchi nel guardare questo film, ma se per me è stata dura (non ho potuto trattenere le lacrime) non oso immaginare per loro e gli mando un grande abbraccio.

Sia ben chiaro, la pellicola non mistifica Stefano: non era un santo, era una persona che ha commesso degli errori e che lo Stato avrebbe dovuto rieducare. Invece ha perso la vita in un modo orribile ed è giusto che chi ha contribuito a tutto questo paghi, così come avrebbe dovuto pagare lui per i suoi errori.

Film paurosamente drammatico e toccante, su Netflix è già disponibile per cui se avete l'abbonamento guardatelo: dopodiché rimanete in silenzio e pensate.



Voto: 10


PS: come già scritto,nè la pellicola nè tantomeno il sottoscritto vogliono accusare nessuno.

Voglio solo esprimere una cosa: è evidente che qualcuno arrecò tanta sofferenza fisica ed emotiva a Stefano e tutto ciò, insieme alla paura e alla solitudine lo portò alla morte.
Noi non sappiamo ancora chi lo fece e come lo fece; però gli artefici di questo delitto lo sanno, e si porteranno dietro questa cosa per il resto della loro vita.
E la teoria buddista insegna che tutto ciò che si fa nel mondo rimane marchiato nell'anima: tutto questo Male, tutto il dolore che gli artefici di questa storia hanno causato rimarrà addosso a loro per sempre. E il Male, prima o poi ritorna.

Quindi spero vivamente che se qualcuno di loro vorrà rimediare almeno in minima parte al male creato, si scrolli di dosso questo peso e dica la verità, sarebbe forse l'ultima occasione per non rimanere perduti dalla dannazione eterna.


Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte che mi cercarono l'anima a forza di botte

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