Titolo originale: Avatar
Paese: USA
Anno: 2009
Regia: James Cameron
Cast: Sam Worthington, Zoë Saldaña, Stephen Lang, Sigourney Weaver
Genere: Fantascienza, avventura, azione
So già che dopo questa recensione mi farò parecchi
nemici tra i “super fans” di James Cameron, ma è un rischio che sono disposto a
correre. Ci tengo subito a precisare che non penso che il film in questione sia
una ciofeca totale, però penso che sia stato eccessivamente sopravvalutato
dall’opinione pubblica; ora vi spiego perché.
Un americano brutto e cattivo, che chiameremo
Gargamella, vuole portare la sua democrazia (guerra) nel pianeta di Pandora,
popolato da puffi alti tre metri, per sfruttarne i giacimenti minerari. Un
soldato americano viene mandato nella tribù dei Na’(ti)vi come infiltrato, per
acquisire informazioni in modo da organizzare l’attacco. Il ragazzo si innamora
di una indigena, si unisce alla tribù e lotta per la libertà.
Esseri blu che vivono in contatto con la natura... c'eravamo prima noi da un pezzo! |
Impossibile non notare una certa mancanza di
fantasia nello sviluppo della storia. Viene quasi istintivo fare certi collegamenti con la scena della cascata presa da “L’ultimo dei Mohicani”, con il robot di “Aliens 2”, la storia d’amore soldato-indigena stile “Pocahontas”, la civile che tenta di
integrarsi nella tribù stile “Balla coi lupi”, la manovra a distanza di un
corpo estraneo che permette di acquisire una forza disumana tipo “Matrix”, ecc…
Insomma, una storia vista e rivista milioni di
volte, talmente prevedibile che non ci vuole molto a capire come sarà il
finale. Il tutto grazie ad una serie di copia-incolla più o meno espliciti. Qualcuno
qui starà pensando “se vabbè, ma se stiamo a guardare queste cose allora tutti
i film sono dei copia-incolla”; questo secondo me è vero in parte. Infatti, un
conto è prendere spunto dalla tradizione, con dei riferimenti ad altri film,
per poi creare qualcosa di nuovo, di originale (vedi Moon), un conto è copiare
a man bassa senza creare nulla che non sia già stato visto troppe volte.
Devo ammettere che il motivo per cui sono andato a
vedere questo film è stato per la “massiccia” campagna promozionale fatta dai
media.
Ora, non dico che un film non deve essere
pubblicizzato, ma quando vedi scritto “capolavoro” dappertutto (al
telegiornale, nei quotidiani, sui manifesti, nel cesso degli autogrill..) ti
rechi al cinema aspettandoti di vedere Chuck Norris uscire dallo schermo e
prenderti a calci (rotanti).
La cosa che mi ha lasciato perplesso di questo film
è il netto prevalere della forma sulla sostanza. Ho provato un senso di
meraviglia e di stupore nel vedere un mondo totalmente costruito in 3D,
popolato da alieni e creature mai viste, con dei paesaggi stupendi, sono
rimasto letteralmente con gli occhi spalancati... Purtroppo, nonostante tanta grandezza visiva (la forma), non c'è stato un trasporto emotivo nella vicenda (la sostanza). La
storia d’amore è fin troppo banale, non mi sono immedesimato nel protagonista,
i personaggi sono troppo stereotipati per sembrare credibili.
È come trovarsi di fronte a una gran bella gnocca e
quando ti avvicini per tentare un approccio scopri che impreca come un camionista
e rutta in continuazione (ok, non è proprio così… Però ci siamo capiti no?).
Praticamente,
lei lascia lui perché pensa che sia un traditore, poi lui torna nel villaggio
con “l’uccello grosso” e i due si rimettono insieme… Questo è amore!
|
Secondo me il limite principale di questo film è quello di non entrare in quello che è l'aspetto più "umano", ovvero un approfondimento dei personaggi che
permetta una immedesimazione e un coinvolgimento emotivo nella vicenda.
Inoltre, il messaggio che il film vuole comunicare (il rispetto per la natura,
Greenpeace ecc…) sembra solo un pretesto per dare libero sfogo alle manie di
grandezza del regista.
Detto questo, non so se il film avrebbe ottenuto
tutto questo consenso senza un budget stratosferico. Insomma, mi domando se
questa storia avrebbe portato il film a diventare il
maggior incasso nella storia del cinema se fosse stata ambientata in una
foresta vera (non a computer), in una prateria qualsiasi (tipo indiani e cowboy) o in una catapecchia.
Di grande impatto è senza dubbio la recitazione
degli attori nella loro veste di “personaggi virtuali”. Il regista, grazie alle
moderne tecnologie, è riuscito a ricostruire un "sosia digitale" degli
attori, con un risultato a dir poco sbalorditivo. Per intenderci, sono più
espressive le figure virtuali rispetto agli attori in carne e ossa (Nicolas
Cage potrebbe farci un pensierino…)!
In conclusione, si può parlare di un capolavoro
riuscito a metà. Infatti, dal punto di vista “tecnico” e per gli effetti
speciali, Cameron confeziona un capolavoro, un’opera d’arte visiva. Peccato che
la grandezza di tali effetti sia inversamente proporzionale
all’originalità della sceneggiatura.
Voto: diciamo che con una media tra un 10 per gli
effetti speciali e un 1 per la storia… 5,5
N.B: voglio mostrarvi un trailer del film che mette
in luce i limiti della sceneggiatura.
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