giovedì 11 ottobre 2012

Via da Las Vegas


Titolo originale: Leaving Las Vegas
Paese: USA
Anno: 1995
Regia: Mike Figgis
Cast: Nicolas Cage, Elisabeth Shue, Julian Sands
Genere: drammatico


Eh già, si avvicinano gli Oscar 2013 (stronzata, la data della cerimonia è il 24 febbraio 2013... è solo che non sapevo come fare l’introduzione); ad ogni modo, cominciano già a circolare i nomi dei possibili candidati.

Preso dalla curiosità, mi sono messo a cercare i vari vincitori dell’ambita statuetta delle scorse edizioni. Partiamo dagli attori, tanti grandi nomi scorrono davanti ai miei occhi: Jack Nicholson, Robert De Niro, Dustin Hoffman, Meryl Streep, Jodie Foster…. Nicolas Cage…

Cosa cosa cosa??? NICOLAS CAGE, ma è proprio lui? Non ci credo! Sarà un caso di omonimia! Eh no, cazzo è proprio lui, Nicolas “faccia da pesce lesso” Cage… Non ci posso credere. Improvvisamente, tutta la mia stima verso questo premio è crollata vertiginosamente (che già non era tanto alta).

della serie: trova l'intruso!

Com’è possibile che l’interprete di “maestose” performance in “grandi” film come “The rock”, “Con air”, “La città degli angeli”, “Fuori in 60 secondi”, “The family man”, “Il mistero dei templari” e “Ghost rider” abbia vinto l’Oscar come miglior attore protagonista? Soprattutto sapendo che attori molto, ma MOLTO più dotati e talentuosi di lui non lo hanno ancora vinto!! (Harvey Keitel, Gary Oldman, Edward Norton… Giusto per fare qualche nome).

Bando alle ciance, fammi un po’ vedere qual è il film che ha fatto vincere questo “molto credibile” premio a codesto “immenso” “attore”…. Si intitola “Via da Las Vegas”.

Non sono riuscito a resistere, mi sono subito procurato il film e me lo sono guardato senza indugiare.

Il film narra la storia di Ben, uno sceneggiatore fallito di Los Angeles, abbandonato dalla famiglia per i suoi problemi con l’alcol. Una volta che viene licenziato decide di compiere un gesto estremo, ovvero prendere tutti i suoi risparmi e partire per Las Vegas, obiettivo finale: ubriacarsi fino alla morte. Durante la sua permanenza incontra Sara, una prostituta perseguitata dal suo protettore. Tra i due nasce un intensa relazione, e la ragazza accetta (a malincuore) la situazione di Ben, decidendo di accompagnarlo in questo  “viaggio” verso l’autodistruzione.

La storia del classico disperato che molla tutto e fugge di certo non è nuova, ma il fatto che in questa storia non c’è speranza o redenzione rende il tutto molto drammatico e struggente (è proprio una mattonata). Diciamo che, da un certo punto di vista, questa scelta è da ammirare; d'altronde la vita non sempre è a lieto fine.



se non fosse un cartone animato, probabilmente sarebbe morto già da un pezzo!

Quindi, non aspettatevi imprevisti narrativi o colpi di scena, perché la storia praticamente è tutta così, a regnare dall’inizio alla fine è un clima decisamente deprimente.

Di solito, in un film di questo genere, a svolgere un ruolo fondamentale è la recitazione degli attori, che in ruoli così complessi hanno il compito di comunicare l’enorme sofferenza dei personaggi, il loro dramma esistenziale; ed è qui che viene il punto dolente.

Nicolas Cage ha, per la maggior parte del film, la solita faccia da “cane bastonato”,  ubriaco fino al midollo per tutta la durata del film, viene quasi il dubbio che per fare questo film si sia sbronzato sul serio (e per un attore che deve recitare una parte non è un complimento). E’ incredibile l’enorme capacità di questo attore di tenere sempre la stessa espressione. In questo film, come in tanti altri, sembra alternare momenti di apatia totale a momenti fin troppo eccessivi, sopra le righe; senza mai raggiungere un equilibrio.

espressione di Nicolas Cage quando:
- scopre che sua madre è morta;
- assiste all'esplosione di un edificio;
- ha appena pestato l'alluce sulla scrivania.

Forse un personaggio del genere dovrebbe ispirare pena e compassione nello spettatore, eppure nel mio caso (forse a causa proprio della pessima prova attoriale) questi sentimenti non ci sono stati; non si riesce a stabilire alcun tipo di empatia.

Da questo punto di vista, se la cava decisamente meglio la sua partner, Elisabeth Shue.

Archiviato il discorso attori, passiamo al film. La colonna sonora Blues/Jazz si concilia bene con l’atmosfera desolata del film, ma dopo un po’ diventa ripetitiva, così come i dialoghi, certe volte li ho trovati anche troppo scontati.

Il regista si limita ad esporre i fatti, ogni tanto ci mette dentro la ragazza che si confida con lo psicologo riguardo alla sua storia, ma è l’unico tocco di stile. Infatti per il resto, il film risulta davvero difficile da seguire, non perché la trama o gli intrecci siano complicati, ma perché si avverte una certa monotonia e “pesantezza”.

Consiglio questo film a tutti i disperati, gli sbandati, coloro che hanno perso ogni speranza, perché forse guardando quel volto affascinante di Nicolas Cage possono esclamare “Ehi! Un momento, se ce l’ha fatta lui, con quella faccia lì, allora anche io ho qualche speranza!!”

Voto: 4/5

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