Titolo originale: Skyfall
Paese: Regno Unito, USA
Anno: 2012
Regia: Sam Mendes
Cast: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes
Genere: azione, avventura, thriller, spionaggio
Ed ecco un altro consiglio per voi!
Questa volta, per “cause di forza maggiore”, sono andato a
vedere il nuovo film di Bond James Bond.
Non aspettatevi confronti con i film precedenti di 007,
anche perché non sono un grande esperto sull’argomento. Quando sono andato a
vedere “Quantum of solace” mi sono addormentato (forse ero già stanco di mio…),
se poi devo fare un paragone con i “grandi classici” la cosa si fa ancora più
dura. Infatti, ho solamente dei vaghi ricordi di alcune scene dei film con Sean
Connery e Roger Moore. Quando ero piccolo li guardavo con mia madre e lei
continuava a ripetere: “Ah, be, certo che Sean Connery è molto più bello adesso
rispetto a quando era giovane!” e io che ribattevo “Mamma che palle! Voglio
vedere i cartoni!”.
"Solo io posso indossare un kilt in pubblico!" |
In questo nuovo capitolo della famosa saga, Bond deve catturare un misterioso criminale che ha rubato un file che contiene i nomi degli agenti infiltrati dell' MI6, l'agenzia segreta per cui lavora il nostro protagonista.
È un gran bel film con tutti gli ingredienti che un buon
film di James Bond deve avere: inseguimenti, azione, spionaggio, complotti e colpi
di scena. Nonostante la durata (2 ore e venti) il film è abbastanza scorrevole,
soprattutto il secondo tempo è volato, forse perché è dove si concentra la
maggior parte dell’azione e dove il ritmo è più alto.
L’aspetto più interessante del film è tutto questo confronto/scontro
tra innovazione e tradizione che vede vincere, ovviamente, quest’ultima; perché
non possiamo pensare di conoscere veramente noi stessi senza tener conto delle nostre
radici, il passato non si può cancellare. Inoltre, ogni grande innovazione deve
tener conto di ciò che è stato fatto prima per essere veramente tale.
Questo dualismo è visibile in primo luogo nella trama,
infatti il governo inglese tenta di bloccare le attività dell’agenzia segreta
perché ritenuta troppo antiquata rispetto ai tempi che corrono. Quando invece
tale attività risulta ancora necessaria poiché “il male si annida nell’ombra”.
Il confronto tra il protagonista e l’antagonista si riassume
in uno scontro tra l’agente segreto che ha fatto grandi cose per l’agenzia e a
cui piace risolvere le cose “alla vecchia maniera” e un ex agente che ha
preferito perseguire degli scopi che andavano contro il volere dell’agenzia
servendosi di mezzi informatici di ultima generazione.
A livello “tecnico” l’innovazione è rappresentata dai mirabolanti
inseguimenti, le sparatorie, i combattimenti, tutti girati con grande maestria.
Inoltre, l’atmosfera si fa più cupa e si sposa con il personaggio di Bond, per
certi versi ricorda molto i vari “Batman” di Christopher Nolan. La tradizione
invece, si nota soprattutto nella sigla (iniziale e finale), nel ricorso al
tema classico di 007, nei dialoghi ammiccanti, in una certo “umorismo
all’inglese”, la classica bond girl (gnocca ma dalla parte del cattivo),
l’Aston Martin ecc… Tutti aspetti tipici dei film di James Bond.
Ecco la |
Lo stesso Bond si ritrova a lavorare per l’agenzia dopo un
lungo periodo di assenza e questo comporta un confronto con le radicali
innovazioni che sono state attuate, all'insegna di un organizzazione sempre più
“dietro la scrivania” e sempre meno “sul campo”.
Inoltre, la storia del protagonista viene approfondita per
quanto riguarda l’infanzia, in questo vi è un netto ritorno alle radici di
Bond, in modo da spiegare ciò che, in parte, a contribuito a farlo diventare la
persona che vediamo nel film.
Questa, secondo me, è una possibile chiave di lettura del
film.
Forse è proprio questo ritorno alle radici che ha portato
così tanto successo al film (è diventato il film di 007 più redditizio della
storia). In questo senso, la “morte” iniziale del protagonista può stare ad
indicare una “rinascita” e, in quanto rinato, è necessario esplorare il suo
passato; senza per forza dover fare un reboot.
Da menzionare anche la grande prova degli attori, Daniel
Craig fa quello che è abituato a fare e lo fa bene: il duro; qualche battutina
ogni tanto e niente più, come è giusto che sia.
Javier Bardem porta sullo schermo un pazzo psicopatico come
solo lui sa fare (vedi Non è un paese per vecchi): tormentato, sessualmente
ambiguo e genio dell’informatica.
Il segreto per un gran cattivo? Una pettinatura imbarazzante
In fondo, i due personaggi sono due facce della stessa
medaglia, entrambi lavoravano per l’agenzia e hanno avuto un passato
turbolento, ma hanno percorso due strade opposte. Bond, anche se schiavo
dell’alcol e poco soddisfatto della gestione attuale dell’organizzazione
segreta, è ancora legato all’agenzia e la vede come una sorta di “famiglia” da
proteggere. Silva invece, una volta agente preferito dell’agenzia, è rimasto
accecato dalla superbia e dalla brama di potere e per questo è stato rinnegato.
In un certo senso, un conflitto dalle dimensioni internazionali diventa un
conflitto “familiare” in cui M, capo dell’agenzia, simboleggia la madre di Bond
(il figlio buono) e di Silva (il figlio cattivo).
In conclusione, ho trovato la pellicola molto interessante perché, oltre ad essere un gran film di azione/spionaggio, mette in scena molte tematiche che vanno oltre la trama.
Sinceramente, non me lo aspettavo.
Nessuna Volkswagen è stata maltrattata durante la produzione di questo film |
Voto: 7/8
Nessun commento:
Posta un commento