Titolo originale: Pride
Paese: UK
Anno: 2013
Regia: Matthew Warchus
Cast: Ben Schnetzer, George MacKay, Domici West, Imelda Stauton, Bill Nighy
Genere: Commedia, Drammatico, Storico
Anno: 2013
Regia: Matthew Warchus
Cast: Ben Schnetzer, George MacKay, Domici West, Imelda Stauton, Bill Nighy
Genere: Commedia, Drammatico, Storico
Nell'attesa di vedere qualche film in uscita, mi prendo una leggera pausa per recensire questa pellicola del 2013.
Nel dettaglio, stiamo parlando di "Pride", entusiasmante prodotto del regno di Sua Maestà Elisabetta II, diretto da Matthew Warchus che tratta dei fatti realmente accaduti nel Regno Unito fra il 1984 e '85.
Thatcher infame per te solo le lame! |
In un'Inghilterra che sta affrontando uno dei momenti più tristi della sua storia moderna, ovvero la crisi del carbone che portò a scioperi, disoccupazione di massa e un continuo scontro fra operai e poliziotti, un piccolo gruppo di gay e lesbiche londinesi creano il L.G.S.M. (Lesbian and Gay Support Miners) un'associazione benefica il cui obiettivo è raccogliere fondi e beni di prima necessità per supportare un intero paesino del Galles colpito in pieno da questa depressione.
Si verrà a creare quindi un impensabile legame di amicizia fra duri operai gallesi e omosessuali.
Ora, chi mi conosce sa che ho un debole per le pellicole inglesi perchè esse sono ricche di elementi che vanno oltre alla semplice narrazione di una storia; non voglio fare il maestro sotuttoio e intenditore (quale non sono) del cinema britannico ma, se vi fidate di me, cercherò di mostrarne i tratti caratteristici.
Il primo elemento, che è anche quello cardine del film, è il risaltare molto l'aspetto sociale dei personaggi. Il cinema inglese infatti ha usato molto la tecnica dell'osservare le condizioni sociali in cui il paese versava per poter ricavare sfondi e spunti per le sue storie.
Inoltre la cosa interessante è che il contesto storico è principalmente il motore che spinge i protagonisti della storia ad essere ciò che sono: mi spiego meglio. Basta una sola occhiata dello spettatore per capire come siano le personalità dei minatori non appena si ha uno scorcio della loro condizione: essi sono ottusi, freddi e temprati dal lavoro. Mentre i giovani londinesi trasudano quella voglia di farsi accettare anche da chi non è come loro.
Un altro tipico elemento del cinema inglese e anche qui ben presente, è la difficoltà nel trovare il vero protagonista della storia, in quanto sotto la trama principale, ogni personaggio ha una sua vita, con i suoi drammi e i suoi problemi; non avremo inoltre una descrizione a tutto tondo di ogni personaggio perchè il regista inserisce nella pellicola tutti gli elementi di contorno che corroborano la sua mentalità; questi sono il contesto storico, le ambientazioni, i paesaggi e la musica.
Salto il primo punto già spiegato e mi concentro sul secondo: esse sono le rappresentazioni esteriori di un benessere (o malessere) interiore; ad esempio, la biblioteca dell' LGSM è colorata, in disordine ma in qualche modo allegra, ed è una chiarissima metafora dei suoi proprietari. Al contrario, il paese gallese appare grigio, freddo e inospitale (un po' come il cuore di Salvini), ma basta che si apra la sala delle riunioni per capire che sotto la dura pelle scalfita dal vento del Galles può racchiudersi una personalità calda e accogliente
I paesaggi hanno lo stesso significato e dunque mi soffermerei ad osservare la fotografia che regala fantastici panorami e scenari mozzafiato.
Infine la musica dà un tocco di realismo molto efficace, dato che sono state scelte molte canzoni popolari dei lavoratori che inneggiano all'unione e alla fratellanza; grazie ad esse è possibile vivere maggiormente la pellicola e immergersi con facilità in quello spirito ribelle che scorre nelle vene dei protagonisti.
Nonostante si tocchino temi scottanti quali omosessualità, politica, diritti, omofobia e quant'altro, questa pellicola si guarda tutta d'un fiato e sicuramente dà tanti spunti a cui pensare, grazie anche alle grandi prove recitative di tutto il cast (formato da giovani promesse e vecchie conoscenze).
Insomma, Pride è un film che funziona, piace e nella sua essenza riesce anche a divertire.
Trovo sempre bello vedere questi generi sullo schermo, che toccano tematiche serie e che osano la via della leggerezza senza però sminuirne i toni. Pensare che queste persone (ricordo ancora che si tratta di fatti realmente accaduti) siano riuscite 30 anni fa ad ottenere i loro diritti mentre noi abbiamo gente come Adinolfi e Gasparri partecipanti al Family Day, un po' di tristezza mi viene.
Probabilmente gli regalerò questo DVD.
Voto: 8
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