Titolo originale: Big Trouble in Little China
Paese: USA
Anno: 1986
Regia: John Carpenter
Cast: Kurt Russell, Kim Cattrall, Dennis Dun
Genere: avventura, fantasy, commedia
Perché fare la recensione di un film ambientato a Chinatown?
E perché no?
D’altronde, questo era un film che avevo voglia di rivedere
da tempo, mi è sembrato quindi il momento giusto per farne una recensione.
E poi scusate, perché ogni volta devo starvi a spiegare il
motivo per cui scelgo di recensire un film piuttosto che un altro? Non vi basta
che stia qui per voi a perder tempo con queste st….
Scherzi a parte, cominciamo con la trama che altrimenti se mi
dilungo troppo Luro mi caccia dal blog.
Jack Burton, il classico camionista tamarro, va a trovare il
suo amico Wang Chi a Chinatown e lo accompagna all’aeroporto a prendere la
fidanzata Miao Yin, in arrivo dalla Cina. La donna viene rapita da una banda
criminale capeggiata da Lo Pan. Più tardi, si scoprirà che Lo Pan ha rapito la
giovane cinese per interrompere una maledizione che incombe su di lui, in modo
da poter governare il mondo. Per riuscire a salvare la ragazza, Jack e Wang
dovranno combattere contro i demoni cinesi.
Il film è un omaggio al cinema cinese, si possono infatti
notare vari riferimenti alla cultura cinematografica orientale, in questo
dimostra di aver preceduto uno come Quentin Tarantino (con il suo “Kill Bill”)
nel riportare di moda tale tipo di cinema. Il regista dimostra di essere devoto
al cinema del paese del Sol Levante, anche se non rinuncia all’ironia nel
trattare certi argomenti, parodiando alcuni aspetti di tale cultura.
Il film predilige l’aspetto umoristico, senza però
trascurare la cura nelle scene d’azione. In questo senso, è un raro esempio di
avventura comica che riesce a tenere alta l’attenzione nelle scene più
adrenaliniche.
Il ritmo rimane costantemente alto per tutto il film, si
entra nel vivo dell’azione praticamente da subito. I vari combattimenti a base
di arti marziali ricreano con fedeltà le coreografie e le atmosfere dei film
con Bruce Lee.
Grande attenzione è riservata anche ai dettagli scenografici, il film è praticamente ambientato interamente a Chinatown, questo per far immergere lo spettatore nel cuore della città (fatta di piccoli venditori ambulanti e piccoli ristoranti cinesi) e per portarlo lentamente in un mondo fantastico. Inoltre viene messo in evidenzia il contrasto tra la semplicità e l’umiltà dei cinesi più poveri rispetto al male che si annida nei grandi palazzi della città.
Bruce Lee mentre esegue una riuscita imitazione di Beatrix, la protagonista di "Kill Bill" |
Grande attenzione è riservata anche ai dettagli scenografici, il film è praticamente ambientato interamente a Chinatown, questo per far immergere lo spettatore nel cuore della città (fatta di piccoli venditori ambulanti e piccoli ristoranti cinesi) e per portarlo lentamente in un mondo fantastico. Inoltre viene messo in evidenzia il contrasto tra la semplicità e l’umiltà dei cinesi più poveri rispetto al male che si annida nei grandi palazzi della città.
Le ambientazioni sono prevalentemente spazi molto ristretti,
per aumentare il senso di claustrofobia e di pericolo in cui si trovano
continuamente i protagonisti (soprattutto nella parte finale nel palazzo di Lo
Pen). A ricreare questo clima è anche l’atmosfera “oscura” della pellicola (è
quasi sempre in una notte piovosa, nella parte più malfamata di Chinatown).
Grande utilizzo di effetti speciali in un epoca in cui non
esisteva il 3d o l’animazione digitale come la intendiamo ora, e dove i
computer avevano monitor delle dimensioni di un comodino e ci mettevano
mezz’ora solo per accendersi. Per questo motivo, certi espedienti possono
risultare datati ma tenendo conto che siamo negli anni 80 è senz’altro un gran
risultato.
John Carpenter, dopo Jena (protagonista di "1997: fuga da New York"), crea un altro personaggio mitico,
Jack Burton, che è totalmente l’opposto di Jena, è il classico prototipo
dell’americano medio: un idiota patentato.
Insomma, non fraintendete, in fondo è un gran simpaticone e in più di una
occasione dimostra di avere coraggio da vendere, così come dimostra di non
riconoscere l’entità del “grosso guaio” in cui si trova per tutto il film. Si
tratta, in poche parole, di un coraggio che deriva dall’ignoranza e dal
menefreghismo.
Inoltre, è un personaggio che riesce sempre a cavarsela
nelle situazioni più difficili per puro culo, non tanto per la sua bravura o
intelligenza; questo lo rende un eroe agli antipodi rispetto a personaggi come, ad esempio, Indiana Jones.
In effetti, Jack svolge il ruolo dissacrante all’interno del
film, incarnando quella parte dello spettatore che rimane incredulo di fronte a
stregoni, maledizioni ecc…
Insomma, con questo film John Carpenter riesce a creare un
calderone contenente diversi generi, tutti dosati alla perfezione, è una storia
d’avventura, di spiriti e di kung fu, ma è anche una commedia. Inoltre, ha anche
il merito di portare in occidente la cultura cinematografica orientale.
Voto: 8
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