Titolo originale: Tinker Tailor Soldier Spy
Paese: Regno Unito, Francia
Anno: 2011
Regia: Tomas Alfredson
Cast: Gary Oldman, Benedict Cumberbatch, Colin Firth, Tom Hardy, John Hurt, Toby Jones, Mark Strong
Genere: spionaggio, thriller
Ed eccomi di nuovo qui con un’altra recensione per voi.
Questa volta mi accingo a recensire uno di quei film che
personalmente considero uno dei migliori dell’anno 2011, sto parlando de “la
talpa”.
La regia è di Tomas Alfreson. Un
regista eclettico che con il suo film precedente (Lasciami entrare) è riuscito a
convincermi del fatto che si possono fare film con i vampiri senza per forza
proporre la solita immagine “effemminata”, senza metterci una ragazzina in
calore o un 16enne palestrato con lo sguardo da ebete che si toglie la
maglietta ad ogni inquadratura.
"Fuori sta diluviando... è il momento giusto per togliere la maglietta!" |
Guardiamo subito la trama.
Siamo a Londra, nel 1973. Controllo, capo del servizio
segreto inglese denominato “Circus”, è costretto a dimettersi a seguito di una
missione segreta in Ungheria che ha portato alla morte dell’agente speciale
Prideaux; oltre alla perdita della copertura dell’agente stesso.
Assieme a Controllo, lascia l’organizzazione anche il fedele
George Smiley. Quest’ultimo, viene poi convocato dal governo e riassunto in
segreto. Il suo compito sarà scoprire l’identità di una talpa filosovietica,
che agisce da anni all’interno del ristretto numero degli agenti del Circus e
su cui Controllo stava già indagando da molto tempo.
Controllo ha affidato dei soprannomi ai quattro possibili
sospettati su cui George deve indagare: lo stagnaio, il sarto, il soldato e il
povero. Al nostro protagonista viene affidato l’arduo compito di destreggiarsi tra
vecchie storie di amicizie e rivalità per il bene dell’organizzazione.
Il ritmo è tranquillo e pacato e, nonostante questo, riesce
a creare momenti di vera tensione.
Si viene a ricreare un’ atmosfera che alimenta il clima di
sospetto che pervade la storia, senza per forza dover ripiegare su mirabolanti
effetti speciali.
Il film va seguito con molta attenzione per non perdersi i
passaggi, infatti durante la visione siamo portati a seguire le indagini di
George man mano che si avvicina alla verità.
Insomma, un film di spionaggio in vecchio stile.
Intendiamoci, non parlo di James Bond, il protagonista infatti non ha lo stesso
fascino e “charme” di un Sean Connery, ma forse si avvicina di più al tipo di
persona che può svolgere questo lavoro.
È anche per questo che il film mi è piaciuto, perché punta
al realismo nella descrizione dei personaggi e delle situazioni, senza
esagerare; ed è questa la scelta vincente per un film del genere. Oltre a
seguire la storia infatti, ci vengono proposti anche degli squarci di vita di
questi agenti segreti, un esistenza dominata dall’anonimato, piena di sacrifici
e di scelte pesanti da compiere.
Di certo, non è una vita piena di belle donne o di cocktails
in riva al mare.
La fotografia è molto curata e l’attenzione viene soffermata
particolarmente sugli ambienti, fino a descriverli nei minimi particolari. Infatti,
lo spettatore viene immerso nella tipica atmosfera della Londra degli anni
settanta.
Altro ruolo fondamentale lo svolgono i personaggi, il film
coinvolge lo spettatore in quella che è l’attività del “Circus” e degli agenti
che ci lavorano, vediamo fin da subito qual è la gerarchia all’interno
dell’organizzazione e quanto sia umanamente stressante il lavoro dell’ agente
segreto.
Il personaggio principale è, ovviamente, George Smiley: un
veterano agente dell’organizzazione e braccio destro di Controllo. Persona
sempre ligia al dovere, è un personaggio dotato di un intelligenza fuori dal
comune, oltre ad un ottima capacità di concentrazione anche nelle situazioni di
maggior tensione. Per tutta la durata del film, George persegue il suo
obiettivo fino alla fine senza arrendersi davanti alle difficoltà.
A queste qualità, che lo rendono uno dei migliori agenti
dell’organizzazione, si contrappone una vita privata alquanto complicata
(soprattutto nel rapporto con la moglie) e una difficoltà nel gestire i
rapporti con le altre persone.
A collaborare alle indagini vi è un altro agente più giovane
e inesperto rispetto al protagonista, Peter Guillam; persona onesta e volenterosa
che viene presa sotto “l’ala protettrice” di George.
Un pò il tipo di relazione che c'è tra il Dr. Cox e J.D. |
Un altro personaggio fondamentale è Ricki Tarr,un agente
mandato in missione in Istanbul che scopre da un disertore sovietico
l’esistenza di una “talpa” all’interno dell’organizzazione.
Tutti questi personaggi acquistano spessore grazie all’interpretazione
degli attori, tutti bravissimi, in particolare Gary Oldman nella parte
dell’agente Smiley che offre un’interpretazione immensa e misurata. Un peccato
che a un attore del genere venga quasi sempre affidata solo la parte del
cattivo.
In conclusione, posso dire di trovarmi finalmente di fronte
ad un film di spionaggio che riesce a intrattenere con intelligenza, senza per
forza stordirci con le solite esplosioni e altri trucchi pirotecnici.
Voto: 8
N.B.: Il film è basato sull'omonimo romanzo del 1974 di John le Carré
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