sabato 17 novembre 2012

Consigli per il Cinema: 7 psicopatici


Titolo originale: Seven Psychopaths
Paese: Regno Unito
Anno: 2012
Regia: Martin McDonagh
Cast: Colin Farrell, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Christopher Walken, Tom Waits, Abbie Cornish, Olga Kurylenko
Genere: commedia psicopatica


La scarsità di titoli interessanti in questo periodo (ultima settimana) è davvero sconcertante. Non so se la situazione si presenta solo nel cinema che frequento io, ma è davvero difficile trovare un film che mi faccia venir voglia di spendere dei soldi per andare a vederlo (per di più, è appena uscito l’ultimo film sui vampiri-emo…).

C’è però un film che mi ha attirato particolarmente: 7 psicopatici. Sarà per quella trama un po’ strampalata, o forse per il cast stellare, o forse entrambe le cose. C’è da dire inoltre che gli psicopatici e le loro storie nei film hanno sempre esercitato un certo fascino nel sottoscritto, dal Jack Nicholson di “Shining”, fino a Heath Ledger in “Il cavaliere oscuro”.

Già dalla trama, partiamo bene: Marty è uno sceneggiatore in piena crisi creativa che deve finire la sceneggiatura di un film chiamato “7 psicopatici” (e in quel momento penso: ma va? Un film nel film, spero di non perdermi!). Billy è il miglior amico di Marty, un attore fallito che nel tempo libero è un ladro di cani insieme al misterioso Hans (un personaggio dal passato oscuro). Praticamente, i due ladruncoli rubano i cani e successivamente li restituiscono ai rispettivi padroni in modo da ottenere una ricompensa. Sfortunatamente per loro, rubano il cane a Charlie, un violento gangster intenzionato a riavere il suo amato Shih Tzu ad ogni costo.


All’apparenza la storia può sembrare semplice, ma in realtà, credetemi, non è così. Infatti, durante lo sviluppo della trama, abbiamo anche l’evoluzione della vicenda di Marty nella ricerca della sua ispirazione. A lungo andare, si ha un vero e proprio “film nel film” e in certe sequenze è difficile capire cosa è vero e cosa invece è frutto della fantasia, qualcosa di onirico, “quelle cose che piacciono solo ai finocchi” (è una citazione dal film, non lo penso veramente).



È incredibile notare come alla fine tutto torna, tutto combacia, Marty infatti si nutre della sua esperienza e trae spunto dai personaggi che incontra per finire la sceneggiatura. Non a caso, il regista del film si chiama Martin, che sia rimasto anche lui invischiato in qualche losco affare di gangster, sparatorie e deliziosi cuccioli? Questo non ci è dato saperlo, e sinceramente poco importa.

Un’altra cosa sbalorditiva, è il fatto che i personaggi sono talmente ben caratterizzati da essere imprevedibili nella loro follia. Tutti infatti, sono accomunati da quella "scintilla" di pazzia pronta ad esplodere in ogni momento. Tutto merito di un ottima performance da parte del cast. Forse Colin Farrell rimane più in ombra rispetto a Sam Rockwell, Christopher Walken e Woody Harrelson. Questi ultimi infatti, rubano la scena e sembrano perfettamente a loro agio nel ruolo di pazzi psicolabili.

Con un cappello così, puoi essere solo uno psicopatico.

Il film si serve di vari generi senza sbavature, si passa dalla commedia, al thriller, al dramma, addirittura una sequenza splatter. E' incredibile la disinvoltura con cui avviene il passaggio da un momento di tensione ad un altro momento più spensierato.

A far da padrone non sono tanto le sparatorie o gli inseguimenti, quanti i dialoghi fulminanti e ricchi di battute. Durante il film si assiste a vere e proprie conversazioni su argomenti "ignoranti", degne di un film di Tarantino (Pulp Fiction, ad esempio…). Il film infatti, sembra ispirarsi alle pellicole del famoso regista nel prendere dei serial killer e ritrarli come dei personaggi divertenti, con un gran senso dell'umorismo.

Personalmente, penso che questo sia un film che divide: o lo ami o lo odi (non ci sono cazzi). C'è chi può ritenerlo un film "troppo incasinato", io invece penso che sia un piccolo elogio alla follia che vale la pena di essere apprezzato. Penso che il motivo di questa mia posizione sia dovuto anche ad una predilezione personale per questo genere di film, un certo gusto per l'assurdo, il non-sense, verso ciò che mette in moto l'immaginazione.

Forse questo film ci vuole dire che a volte, nei momenti di stallo, è bene ricorrere a un pizzico di sana follia, in modo da superare certi periodi, che siano "blocchi creativi" o di altro genere.


Voto: 7/8

mercoledì 14 novembre 2012

(S)Consigli per il Cinema: The Possession


Titolo originale: The Possession
Paese: USA
Anno: 2012
Regia: Ole Bornedal
Cast: Jeffrey Dean Morgan, Kyra Sedgwick, Natasha Calis
Genere: horror, thriller


Avete mai sentito la storia di una ragazzina che viene posseduta da uno spirito demoniaco, comincia a parlare strano, vomitare robaccia verde, girare la testa a 360° e scendere le scale a gattoni (sottosopra)?

no, non era a lei che mi riferivo...

Ecco, se non ne avete mai sentito parlare, probabilmente “The Possession” vi sembrerà una gran figata, originale, senza precedenti. Se invece avete già visto “L'esorcista” di William Friedkin, allora questo film vi sembrerà solo un mediocre omaggio al capolavoro horror del ’73.

“The Possession” si inserisce in quel filone di film su possessioni demoniache e esorcismi, iniziato appunto con “L'esorcista”.

Diciamo che, da un certo punto di vista, l’idea è da ammirar, ovvero realizzare un film che si ispira alla famosa pellicola sull'esorcismo in modo da avvicinare le nuove generazioni al grande classico targato William Friedkin. Malgrado le buone intenzioni, sorge spontanea una domanda alla fine della visione: il fine giustifica i mezzi?

La storia inizia con Clyde e Stephanie, coppia che ha divorziato da poco; i due ex hanno due figlie: Emily e Hannah. Un giorno, Clyde porta la piccola Emily in un mercatino del paese, lì la bambina rimane affascinata da una vecchia scatola, il padre così decide di comprarla. Da questo momento, cominciano i problemi.

Me la compri papà?

Già dalla trama ci sono un po’ di cose che non mi vanno giù.

Voglio dire, c’è una scatola con dentro un demone che ti ha procurato enormi sofferenze e tu cosa fai? La vendi!?! (mah…).

Il protagonista ha divorziato dalla moglie perché lei ha detto che “non c’era mai” e poi lo vediamo cazzeggiare dal mattino alla sera. Voglio dire, ci sono solo un paio di sequenza dove lo si vede al lavoro.

Per non parlare delle poche variazioni nella trama rispetto a “L’esorcista”: il demone viene da una scatola, l’esorcista è ebreo (perché il demone proviene dalla tradizione ebraica) e l’esorcismo avviene in un ospedale.

Ebbene sì, ha pure i ricciolini...

C’è una cosa che più di tutte mi ha dato fastidio di questo film, il suono. È come quando stai guardando un film su “Italia 1” o “Canale 5”, a un certo punto comincia la pubblicità e l’audio viene alzato a manetta, per attirare l’attenzione dello “spettatore-compratore”.

Ecco, è proprio quello che succede in questo film, appena c’è una scena “da paura” l’audio ti spacca i timpani, e l’effetto dello spavento in realtà è da attribuire per il 90% proprio al volume.

Un film di paura, secondo me, non deve per forza romperti l'impianto audio, lo spavento può essere procurato anche da immagini scioccanti, magari non ti fanno prendere un colpo, ma ti rimangono in testa ed è difficile dimenticarle.

Non nego che ci sono un paio di scene che, a prescindere dall'audio, mi hanno fatto saltare sulla poltrona, sto parlano della sequenza finale, quando si trovano in ospedale per l’esorcismo. Infatti, ritengo che quella sia la parte migliore del film.

Forse valeva la pena dedicare più spazio al rito dell’esorcismo, lì la tensione rimane costantemente alta e si raggiunge l'apice del terrore. Purtroppo, tutto questo viene demolito nella scena finale, dove secondo me si è commesso un errore madornale (quando dico finale, intendo la fine della sequenza nell'ospedale).

Diciamo quindi che il mio giudizio non è positivo. Nonostante questo, c’è una sequenza che mi è rimasta impressa: lo sguardo della bambina (cioè del demone… Vabbè avete capito) mentre si trova sul letto e il padre le legge la Bibbia. Forse non sarà la scena più paurosa del film, ma io l’ho trovata davvero inquietante, tutto merito del talento della giovane attrice.

È ora che Sam Raimi la smetta di produrre film di altri e si rimetta a fare film horror come li faceva una volta (anche perché Drag Me to Hell non era per niente male).


Voto: 5

domenica 11 novembre 2012

District 9


Titolo originale: District 9
Paese: USA, Nuova Zelanda, Canada, Sud Africa
Anno: 2009
Regia: Neill Blomkamp
Cast: Sharlto Copley, Jason Cope, David James
Genere: finto-documentario fantascientifico


C’è un tipo di film che ultimamente va molto di moda, il finto-documentario, ovvero raccontare in modo semi-documentaristico storie false ma girate come se fossero vere. Non penso che si possa considerare un vero e proprio genere a se stante, infatti si è sempre adattato ad ogni tipologia di film, dall'horror (REC), al catastrofico (Cloverfield) fino al biografico (Joaquin Phoenix – io sono qui!).

Suppongo che si possa parlare piuttosto di una tecnica cinematografica che è stata portata alla ribalta con “The Blair Witch Project” e tuttora viene maggiormente utilizzata per i film horror; perché ricrea una sorta di realismo e di immedesimazione in ciò che sta accadendo che aumenta lo spavento e il senso di terrore, rendendo tutto ciò che accade sullo schermo più plausibile.

Quel gran furbacchione di Peter Jackson ha subito notato l’enorme fascino che questa tecnica sta suscitando nel pubblico e decide così di produrre questo District 9, ma stavolta stiamo parlando di fantascienza, di conseguenza l’effetto finto-documentario serve ad altri scopi.

"Sono proprio una vecchia volpe!"
Ma procediamo con ordine.

Un giorno in Sudafrica una gazzella si sveglia e muore… No aspetta non era questa.

Ricominciamo. Un giorno in Sudafrica un astronave aliena si ferma immobile sopra la città di Johannesburg senza dare segni di vita. Per chissà quale motivo, la nave spaziale non è in grado di ripartire. Il governo africano si attiva subito per fare una capatina all'interno della nave e trova degli alieni un pò conciati. Si decide così di condurli in salvo sulla terra ferma. Col passare del tempo, gli alieni vengono malvisti dalla popolazione (rimandiamoli a casa bla bla bla…) e quindi vengono mandati in una baraccopoli chiamata Distretto 9. Gli alieni vengono controllati dall'MNU, multinazionale che cerca di sfruttare le avanzate armi tecnologiche degli alieni.

La vicenda ruota intorno a Wikus van de Merwe, incaricato dall'MNU per far sgomberare gli alieni dal Distretto 9 in un altro “campo profughi” molto più isolato dalla città (così non danno fastidio). Durante una perquisizione nel Distretto, Wikus si trova ad affrontare un imprevisto che si rivelerà fondamentale nello sviluppo del film.

Non è difficile fare un collegamento tra le vicende del film e i fatti storici avvenuti in Sudafrica durante l’apartheid. Il film infatti tratta molti temi quali l’intolleranza razziale e la paura verso il diverso, che si riallacciano ai drammatici episodi di quel periodo.

La regia e la fotografia sono impeccabili (tranquilli, niente riprese alla cazzo di cane che fanno vomitare stile Cloverfield). Per di più, non vi sono quelle classiche scene che quando le vedi pensi: “Ma che cazzo! C’è un mostro che si sta avvicinando, scappa e molla quella fottuta telecamera!!”

Da notare anche la versatilità di questo film. Infatti, oltre a muoversi sul piano fantascientifico, si sposta anche sul piano drammatico, ma anche con qualche virata nell’azione e nel thriller.

In questo film l’aspetto documentaristico si integra alla perfezione con la fiction.

L’approccio documentaristico è efficace nel descrivere con estremo realismo le attività dell’MNU nel Distretto 9 (soprattutto nella prima parte). Infatti, in certe scene, se gli alieni venissero sostituiti con delle persone reali sembrerebbe di assistere ad un documentario sull’apartheid.

Ci sono poi alcune scene che, per esigenze narrative, non possono prevedere la presenza di un tizio che riprenda con la telecamera in quel momento.

Ehm, non mi sembra il caso...

Nonostante questo, la scelta di utilizzare un certo tipo di riprese e di inquadrature anche in queste occasioni crea una certa continuità tra i due approcci.

Insomma, tecnicamente parlando, nulla da ridire: le scene di azione sono ben girate e gli effetti speciali sono ottimi. Molto originale anche la scelta dell’alieno "un po' insetto un po' gambero" e della sua concezione all'interno del film; infatti, non è più visto dagli umani come portatore della conoscenza suprema, ma come una rottura di coglioni, uno spreco di tempo e di denaro.

Inoltre, non a caso, l’alieno si dimostra essere più umano degli umani stessi (quando ci mettiamo d’impegno, siamo davvero stronzi); forse in fondo, gli alieni tanto temuti e ostili siamo noi stessi?

Non è inoltre da trascurare il fatto che è la prima volta che mi sono commosso nel vedere un gamberone in difficoltà.

Brutti bastardi!!!

Scherzi a parte, la brutalità degli agenti dell’MNU, soprattutto durante la perquisizione iniziale, fanno pensare a come certe scene possano essere accadute veramente durante il regime.

Un gran bel film, intrigante e originale. Il regista utilizza sapientemente il genere fantascientifico come mezzo per descrivere delle problematiche sociali e politiche (senza essere banale), raccontando allo stesso tempo una storia affascinante e coinvolgente.

Dovrebbero farlo vedere nelle scuole!


Voto: 8 ½

N.B.: il titolo del film è ispirato al District Six, nome di un quartiere residenziale di Città del Capo, è il caso più studiato di deportazione di oltre 60.000 abitanti durante gli anni settanta ad opera del regime dell’apartheid (cit. Wikipedia)


venerdì 9 novembre 2012

Moon



Titolo originale: Moon
Paese: USA
Anno: 2009
Regia: Zowie Bowie, per gli amici Duncan Jones
Cast: Sam Rockwell
Genere: fantascienza claustrofobica

Mia mamma dice sempre che sto troppo in camera mia e che, andando avanti così diventerò pazzo.
Se continuerò ad evitare la realtà e a stare troppo su internet e a leggere fumetti non riuscirò più a distinguere ciò che è vero da ciò che è fittizio.

Ma io non le credo, e l'Uomo Ragno ogni giorno mi assicura che lei esagera.

Ok, scherzi a parte, via con la trama di Moon!

Decollo!!!


Che poi non è così facile, devo andarci cauto, sennò spoilero e voi non mi leggete più.

Sam Bell da tre anni lavora presso la base lunare Sarang, il cui compito è la raccolta di Elio 3, un "qualcosa" che viene regolarmente spedito sulla Terra per scopi energetici: il nostro uomo vive solo "con" la base, nel senso che tutto è computerizzato, e l'unico essere con cui Sam può parlare è un'intelligenza artificiale di nome Gerty.

Tutto scorre secondo i protocolli quando accade un incidente fuori dalla base; Sam verrà dunque a conoscenza di una cruda realtà e farà di tutto per raggiungere il suo scopo.

In film di questo genere, quando il singolo è tenuto sotto osservazione in tutta la durata della pellicola, la recitazione deve raggiungere livelli di tutto rispetto, la sfida non è da poco. Rockwell prende le redini e trascina questo film magistralmente, interpretando il suo personaggio, tra l'altro omonimo, con tutte le sfumature possibili di recitazione, dall'euforia sfrenata alla tristezza profonda.
Ottimo lavoro anche da parte dello staff del trucco, che riesce a dar l'idea di un uomo che rispecchia i suoi disturbi mentali attraverso il corpo. D'altro canto, provate a star soli 3 anni su un satellite naturale grigio senza che mi andiate fuori di capoccia. 

Amico mio fattelo dire: anche nel futuro esistono le aspirine

A livello di regia, si notano fin da subito chiari riferimenti ad altri film, come ad esempio il buon Gerty, chiaramente preso da 2001: Odissea nello spazio, o alcune macchine, che assomigliano a quelle di Alien (per l'appunto, sono stati assunti una serie di designer che lavorarono al tempo già nel team del film di Scott).
Insomma, per fare omaggio a grandi pellicole, Bowie ha dato vita a un film di eccellente qualità, senza cadere nel monotono o nel banale.

Chapeu!

Voto: 8

NB: il regista, si fa chiamare in due modi diversi, ma il vero nome è Zowie Bowie, figlio del cantante David; nato nel 1971, egli ha espressamente voluto onorare i film di fantascienza della sua gioventù [cit. Wikipedia]. Missione compiuta.

mercoledì 7 novembre 2012

Bed Time



Titolo originale: Mientras duermes
Paese: Spagna
Anno: 20011
Regia: Jaume Balagueró
Cast: Luis Tosar, Marta Etura
Genere: thriller, cose un po' illegali

Non capita mai di sentirvi infelici a tal punto di pensare che sia un'ingiustizia il fatto che tutte le persone intorno a voi abbiano il sorriso sulle labbra?
Non vorreste che tutti quelli intorno a voi siano infelici? D'altro canto, voi siete superiori a loro, sono soltanto "più fortunati".
Allora, perchè non fate sì che essi possano soffrire proprio per mano vostra? Sarebbe il massimo.

Se la pensate così, oltre che dover contattare un analista, vi siete immedesimati in colui che è chiamato Cesar, protagonista del film Mientras Duermes diretto da Jaume Balaguer, famoso per essere uno dei due registi del film [REC] (film che a detta di molti fa paura, a detta di altri è ridicolo, a detta mia me la sono fatta sotto)

Vediamo un po' la trama.

Cesar, (Todar) è un portiere di un condominio a Barcellona; egli è un tipo apparentemente tranquillo, gentile e pacato.

Ma osserva tutti.

E' mieticoloso, preciso, calcolatore: ma come ho già detto, è anche infelice.
Al punto che non sa come ritrovare la felicità; e allora prende di mira una condomina, una ragazza carina e solare di nome Clara, per far sì che quel sorriso così semplice si trasformi in una smorfia di sofferenza.

E questo come? Beh, facendole scherzi come entrare nel suo appartamento e creare buffe situazioni, come mischiare sale e pepe, buttare via la Coca Cola nel lavandino... no ok fa robe più pesanti e lascio a voi il compito di scoprirle.


Prova a pensare un secondo: tutti ti guardano mentre dormi, mangi e dici tutti i tuoi segreti; spiegami veramente quanto sia bello questo programma

Ci sono un paio di cose che vorrei analizzare; l'ambiente è semplice, in quanto il 99% della pellicola è ambientato nel condominio, ma sicuramente riesce a creare quella sensazione di claustrofobia e angoscia (ottimo lavoro della scenografia e della fotografia). Direi che qui si nota una grande somiglianza proprio con [REC].

La storia, o meglio, il modo in cui viene narrata la storia è, a mio modo di vedere, molto particolare; il pubblico non saprà mai perchè Cesar si comporti così (o meglio: all'inizio si da la spiegazione della tristezza, ma passo dopo passo si vanno a scoprire nuove cause, ma non c'è mai una spiegazione netta in una scena sola) e quindi il tutto viene illustrato da un punto di vista totalmente neutro: azione dopo azione, sta allo spettatore se schierarsi pro o contro il protagonista. 

E' come se venisse illustrata una pazia nuda e cruda, come se si volesse mostrarla con un metodo di osservazione nettamente scientifico e freddo, senza però perdere quella tensione e inquietudine che se ne andranno solo con i titoli di coda


Esempio di osservazione scientifica e fredda

Film interessante e particolare, che secondo me merita di essere visto una volta.

E qui concludo con una piccola critica: il film in spagnolo è "Mientras Duerme". Adesso, non sto neanche a tradurre con Google, ma così a occhio e non avendo studiato spagnolo, suppongo che la traduzione letterale sia "Mentre Dormi"

Adesso guardate la locandina italiana



Bad time? Bed Time? Che cazzo di traduzione è???
Brutto tempo? Tempo di letto? Ma si può raggiungere un livello di idiozia tale? Ma poi che senso ha esporre questo film che, tutto sommato, si fa apprezzare, a LUGLIO?

Va beh, noi italiani ci si riconosce sempre

Voto: 6/7

martedì 6 novembre 2012

Thank You for Smoking


Titolo originale: Thank You for Smoking
Paese: USA
Anno: 2005
Regia: Jason Reitman
Cast: Aaron Eckhart, Maria Bello, Adam Brody, Sam Elliott, Katie Holmes, Rob Lowe, William H. Macy, Robert Duvall 
Genere: commedia


Ed eccoci di nuovo qui con un film parecchio interessante, si tratta di una commedia che però sa offrire anche qualche spunto per pensare alla realtà che ci circonda. Molte cinefile ricorderanno con piacere il nome di questo regista, poiché ha diretto il notevole "Tra le nuvole" con George "Nespresso" Clooney, altri invece ne ricorderanno il cognome dato che è il figlio di Ivan Reitman (Ghostbusters).

e con questa speriamo di attirare qualche lettrice!
Ma bando alle ciance! Via con la trama!

È la storia di Nick Naylor, un lobbista che si batte per la difesa del fumo e dei produttori di sigarette. Quest’uomo dalla morale “flessibile”, intraprende una battaglia contro il senatore Finisterre e la sua campagna anti-fumo, procurandosi l’odio e il disprezzo di tutti. La situazione cambia quando il figlio di Nick comincia a vedere il padre come un modello da seguire.

Il film è raccontato in prima persona dal punto di vista del protagonista, che ci illustra quello che è il suo lavoro, considerato da lui stesso come un attività come un'altra per “pagare il mutuo”. Infatti, alla base della sua attività non sembra esserci una motivazione; il personaggio ha semplicemente un “talento” nel convincere e persuadere le persone. Inoltre ad appassionarlo più di ogni altra cosa sembra sia uno spirito di rivalsa e di predominio, la voglia di raggiungere il successo tipica degli yuppies.

ho detto yuppies non hippies!!
Il film è costellato da persone con una dubbia moralità: gli amici lobbisti di Nick, il suo capo, l’agente Hollywoodiano, insomma non si salva nessuno. Gli unici che si salvano sono la famiglia di Nick, in particolare il figlio, ancora innocente e all'oscuro del mondo corrotto del padre. Non a caso, è un personaggio chiave nell'evoluzione del protagonista.

Geniale il modo in cui argomenti seri e delicati vengono trattati con ironia e leggerezza per meglio immergersi nel punto di vista del protagonista. Basti pensare all'esilarante e allo stesso tempo inquietante scena in cui i tre amici lobbisti fanno a gara su quale delle loro aziende ha tratto più profitto (ucciso più persone).

È una critica forte al potere della comunicazione. Non è importante se quello che dici è giusto o sbagliato, conta solo il modo in cui lo dici. Basta essere convincenti, carismatici, e la gente ti darà ragione. D'altronde, questa è la regola con cui i più grandi dittatori della storia hanno conquistato il consenso, per non parlare di certi esponenti della politica che conta.

ogni riferimento è puramente casuale
In un mondo dominato da questo concetto, tutti hanno ragione e tutti hanno torto, si perde completamente la concezione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Nessuno si preoccupa di riportare i fatti, in modo da permettere alle persone di esprimere un giudizio; l’unica cosa che conta è tirare acqua al proprio mulino.

È un film che, nonostante sia una commedia, fa riflettere su quanto sia importante ragionare con la propria testa, approfondire e vagliare razionalmente ogni informazione che ci viene fornita; in questo modo si può formulare una propria opinione,anzichè semplicemente credere a tutto ciò che ci viene detto, facendoci abbindolare dal primo che passa.

Che dire di più? Un bel film che a mio parere è passato troppo inosservato nei nostri cinema e che va sicuramente rivalutato. Insomma, una bella commedia che, come tale, mantiene dei toni abbastanza leggeri e per nulla soporiferi e, soprattutto, non si esime dal farci pensare. Non c’è da urlare al miracolo ma, tutto sommato, io mi sento di consigliarla.


Voto: 7/8

lunedì 5 novembre 2012

La Casa 2




Titolo originale: Evil Dead 2: Dead by Dawn
Paese: USA
Anno: 1987
Regia: Sam Raimi
Cast: Bruce Campbell, Sarah Berry, Dan Hicks, Kassie Wesley, Richard Domeier
Genere: horror, slasher, commedia nera


Eccomi qui, non potevo certo lasciare in sospeso la trilogia! Certo ne è passato di tempo dal primo episodio, ma, d’altronde, meglio tardi che mai.

Partiamo dunque dalla trama: Ash e la sua ragazza vanno a trascorrere le vacanze in un isolato chalet in mezzo al bosco e si imbattono in un audiocassetta che risveglia uno spirito maligno.

No! Basta! Non è quella casa!

All’inizio della visione, può risultare difficile capire le motivazioni che abbiano spinto ad utilizzare un titolo come “La casa 2”, anche perché sembra più un remake piuttosto che un seguito vero e proprio (Ash è totalmente ignaro di ciò che può aspettarlo nella casa).

Per di più, ci sono certe scene del film che riprendono esplicitamente il capitolo precedente; quasi come a voler dire “Ecco come avrei voluto farlo la prima volta ma, per svariati motivi, non sono riuscito a fare”. Eccessiva modestia forse, dato che il risultato nel primo film non era per nulla scadente, se si pensa al periodo in cui è stato realizzato e ai mezzi a disposizione.

Con quella scatoletta  lì, Raimi ci fa su un colossal

L’elemento aggiunto è dato dal fatto che stavolta il protagonista si ritrova, più di una volta, a dover combattere contro se stesso per poter sconfiggere il demone (vi ho già detto troppo…).

Inoltre, nella vicenda rimangono coinvolti dei personaggi che nel primo episodio erano assenti; come ad esempio, la figlia del professor Knowby, colui che ha scoperto il libro dei morti, nonché autore della registrazione. Questo porta, di conseguenza, a nuovi sviluppi nella trama.

Forse è proprio qui che sta il colpo di genio: Sam Raimi infatti sembra essersi divertito nell’ingannare le attese degli spettatori, cominciando con quello che sembra un rifacimento del primo capitolo per poi inserire degli elementi di novità. ATTENZIONE SPOILER: In fondo, pensandoci bene, il film può essere visto anche come un sequel, facendo coincidere il punto in cui Ash viene “posseduto” nel bosco come l’inizio del secondo capitolo. FINE SPOILER

Stavolta Raimi ha a disposizione un budget molto più consistente e si vede, gli effetti speciali, visivi, sonori “e chi più ne ha più ne metta” sono notevolmente migliorati, aumentando così l’effetto inquietante e spaventoso della pellicola.

Gli espedienti utilizzati nel primo film per incutere terrore si possono ancora riscontrare (basti pensare a certe inquadrature, sangue a volontà), ma sono ulteriormente migliorati, e questo rende la qualità generale superiore alla pellicola precedente.

Se nel primo film a dominare era l’aspetto terrificante, qui viene dato sempre più spazio alle trovate volutamente comiche e grottesche, utilizzando un tipo di comicità molto fisica, che è forse quella più associabile all’horror.

L’ironia del primo capitolo qui viene nettamente accentuata in alcune sequenze (la lotta di Ash, gli oggetti della casa che si animano), insomma non c’è niente da prendere sul serio.

Bruce Campbell è sempre più convincente nel ruolo dell’ “eroe per caso” e dimostra di essere in grado di sostenere tutto il film come protagonista assoluto. La sua interpretazione magari può risultare troppo “sopra le righe”, ma si adegua bene ai toni del film.

Tanta stima per Bruce!

In conclusione, siamo di fronte ad un “quasi” remake in grande stile.

Forse questo secondo capitolo è meno pauroso rispetto al primo, ma la carica esplosiva ed il ritmo aumentano vertiginosamente. La vicenda infatti, segue da subito un andamento molto accelerato e tutto il film si sviluppa in forte crescendo, in modo da rimane travolti in un vortice di eventi fino al terribile finale.

Voto: 8

domenica 4 novembre 2012