Titolo originale: Seven Psychopaths
Paese: Regno Unito
Anno: 2012
Regia: Martin McDonagh
Cast: Colin Farrell, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Christopher Walken, Tom Waits, Abbie Cornish, Olga Kurylenko
Genere: commedia psicopatica
La scarsità di titoli interessanti in questo periodo (ultima
settimana) è davvero sconcertante. Non so se la situazione si presenta solo nel
cinema che frequento io, ma è davvero difficile trovare un film che mi faccia
venir voglia di spendere dei soldi per andare a vederlo (per di più, è appena
uscito l’ultimo film sui vampiri-emo…).
C’è però un film che mi ha attirato particolarmente: 7
psicopatici. Sarà per quella trama un po’ strampalata, o forse per il cast
stellare, o forse entrambe le cose. C’è da dire inoltre che gli psicopatici e
le loro storie nei film hanno sempre esercitato un certo fascino nel
sottoscritto, dal Jack Nicholson di “Shining”, fino a Heath Ledger in “Il
cavaliere oscuro”.
Già dalla trama, partiamo bene: Marty è uno sceneggiatore in
piena crisi creativa che deve finire la sceneggiatura di un film chiamato “7
psicopatici” (e in quel momento penso: ma va? Un film nel film, spero di non
perdermi!). Billy è il miglior amico di Marty, un attore fallito che nel tempo
libero è un ladro di cani insieme al misterioso Hans (un personaggio dal
passato oscuro). Praticamente, i due ladruncoli rubano i cani e successivamente
li restituiscono ai rispettivi padroni in modo da ottenere una ricompensa.
Sfortunatamente per loro, rubano il cane a Charlie, un violento gangster
intenzionato a riavere il suo amato Shih Tzu ad ogni costo.
All’apparenza la storia può sembrare semplice, ma in realtà,
credetemi, non è così. Infatti, durante lo sviluppo della trama, abbiamo anche
l’evoluzione della vicenda di Marty nella ricerca della sua ispirazione. A lungo andare, si ha un vero e proprio “film nel film” e in certe
sequenze è difficile capire cosa è vero e cosa invece è frutto della fantasia,
qualcosa di onirico, “quelle cose che piacciono solo ai finocchi” (è una citazione
dal film, non lo penso veramente).
È incredibile notare come alla fine tutto torna, tutto
combacia, Marty infatti si nutre della sua esperienza e trae spunto dai
personaggi che incontra per finire la sceneggiatura. Non a caso, il regista del
film si chiama Martin, che sia rimasto anche lui invischiato in qualche losco
affare di gangster, sparatorie e deliziosi cuccioli? Questo non ci è dato saperlo,
e sinceramente poco importa.
Un’altra cosa sbalorditiva, è il fatto che i personaggi sono
talmente ben caratterizzati da essere imprevedibili nella loro follia. Tutti infatti, sono accomunati da quella "scintilla" di pazzia pronta ad esplodere in ogni momento. Tutto
merito di un ottima performance da parte del cast. Forse Colin Farrell rimane
più in ombra rispetto a Sam Rockwell, Christopher Walken e Woody Harrelson. Questi ultimi infatti, rubano la scena e sembrano perfettamente a loro agio nel ruolo di pazzi
psicolabili.
Con un cappello così, puoi essere solo uno psicopatico. |
Il film si serve di vari generi senza sbavature, si passa
dalla commedia, al thriller, al dramma, addirittura una sequenza splatter. E' incredibile la disinvoltura con cui avviene il passaggio da un momento di tensione ad un altro momento più spensierato.
A
far da padrone non sono tanto le sparatorie o gli inseguimenti, quanti i
dialoghi fulminanti e ricchi di battute. Durante il film si assiste a vere e proprie conversazioni su argomenti "ignoranti", degne di un film di Tarantino (Pulp
Fiction, ad esempio…). Il film infatti, sembra ispirarsi alle pellicole del famoso regista nel prendere dei serial killer e ritrarli come dei personaggi divertenti, con un gran senso dell'umorismo.
Personalmente, penso che questo sia un film che divide: o lo ami o lo odi (non ci sono cazzi). C'è chi può ritenerlo un film "troppo incasinato", io invece penso che sia un piccolo elogio alla follia che vale la pena di essere apprezzato. Penso che il motivo di questa mia posizione sia dovuto anche ad una predilezione personale per questo genere di film, un certo gusto per l'assurdo, il non-sense, verso ciò che mette in moto l'immaginazione.
Forse questo film ci vuole dire che a volte, nei momenti di stallo, è bene ricorrere a un pizzico di sana follia, in modo da superare certi periodi, che siano "blocchi creativi" o di altro genere.
Forse questo film ci vuole dire che a volte, nei momenti di stallo, è bene ricorrere a un pizzico di sana follia, in modo da superare certi periodi, che siano "blocchi creativi" o di altro genere.
Voto: 7/8
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